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Biagiarelli sulla morte di Giovanna Pedretti: "Non posso, né voglio chiedere scusa, perché..." (e non tornerà in tv dalla Clerici)

Il foodblogger e compagno di Selvaggia Lucarelli, dopo aver ricostruito la vicenda relativa alla ristoratrice di Sant'Angelo Lodigiano, espone il suo punto di vista sui fatti

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Dopo settimane di silenzio social in merito al caso di Giovanna Pedretti, ristoratrice di Sant'Angelo Lodigiano che si è tolta la vita a seguito delle polemiche emerse sulla vicenda della recensione negativa al suo locale, Lorenzo Biagiarelli, compagno della giornalista Selvaggia Lucarelli, è tornato a parlare pubblicamente tramite il suo profilo Instagram ufficiale.

"Ho bisogno di raccontare per la prima e ultima volta quello che mi è successo nell’ultimo mese, per chiudere questa storia che è triste da qualunque lato la si guardi".

Caso Pedretti, dalla recensione alla morte

Tra giovedì 11 e domenica 14 gennaio 2024, la quotidianità della pizzeria Le Vignole di Sant'Angelo Lodigiano è stata completamente devastata. In primo luogo c'era stata la risposta di Giovanna Pedretti alla recensione di un cliente che si lamentava per essere stato messo accanto a disabili e gay nel locale, circostanza che aveva avuto una grandissima risonanza mediatica in tutta la Penisola.

Poi però ci sono stati i dubbi sulla veridicità del suo post, sollevati tra gli altri anche da Lorenzo Biagiarelli, foodblogger e compagno di Selvaggia Lucarelli, che su Instagram aveva posto l'attenzione su alcuni dettagli della recensione che lo hanno portato a sostenere che fosse falsa.

A quel punto il clamore positivo si è trasformato in brevissimo tempo in una vera e propria ondata di odio, emerso soprattutto sui social media, verso Giovanna Pedretti, accusata di aver creato tutto solo per farsi pubblicità. Il tragico epilogo, purtroppo, è stato il ritrovamento del corpo senza vita della ristoratrice sulle rive del Lambro a Sant’Angelo nei pressi del ponte. Fin da subito le indagini degli inquirenti hanno dato adito alla pista del suicidio, un gesto estremo avvenuto presumibilmente per motivazioni legate al disprezzo ricevuto a seguito del caso della recensione.

Biagiarelli torna a parlare della morte di Giovanna Pedretti

A un mese esatto dalla morte di Giovanna Pedretti, il foodblogger Lorenzo Biagiarelli è tornato a parlare di quanto accaduto tramite un lungo video pubblicato sul suo canale Instagram ufficiale. Nella didascalia del post ha riportato queste parole:

"Dopo settimane di silenzio, ho bisogno di raccontare per la prima e ultima volta quello che mi è successo nell’ultimo mese, per chiudere questa storia che è triste da qualunque lato la si guardi. Grazie a tutti quelli che avranno voglia di ascoltare, e anche a tutti quelli che mi sono stati vicini con un pensiero o una parola gentile".

Ecco qui di seguito il filmato di Lorenzo Biagiarelli:

 

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Un post condiviso da Lorenzo Biagiarelli (@lorenzo.biagiarelli)

La spiegazione di Biagiarelli e il perché non si scusa

Come ha voluto far presente lo stesso compagno di Selvaggia Lucarelli, vi pubblichiamo qui di seguito anche il suo discorso in forma testuale.

"Ho lasciato che nelle ultime settimane venisse detto e scritto tutto contro di me, che mi venisse rivolta qualsiasi accusa, anche la più infame, senza rispondere. Ora che la tempesta si è un po' affievolita mi prende ristabilire un principio di verità, che poi è il cuore di questa vicenda. Questo non è un video pensato da una task force, nei limiti del possibile sto bene e non sono qui per piangermi addosso. Cominciamo dai fatti.

Il 12 gennaio tutti danno rilevanza nazionale ad una notizia dal traballante profilo di verità, quella della recensione omofoba e abilista alla pizzeria. Se ne parla ovunque, io ne vengo a conoscenza: vedo la recensione, mi sembra falsa e lo scrivo, avendo cura di censurare il nome della pizzeria, quello della titolare e anche l'ubicazione. Il senso di fare debunking è smontare una notizia e criticare l'operato della stampa quando si alimenta di notizie non verificate monetizzandole, non esporre al pubblico ludibrio una persona comune.

Mi viene dato del bugiardo e del cattivo sulla stampa nazionale, ho telefonato alla titolare per ascoltare la sua versione, concederle il diritto di replica o addirittura ritrattare se il mio lavoro fosse stato smentito. Ma così non è stato. La telefonata ha avuto toni cordiali, la signora ha ribadito più volte che il pomeriggio era andata in Questura per parlare di questi fatti. Io per questa telefonata sono stato aspramente criticato: vorrei chiarire che è diritto di ogni cittadino chiedere informazioni di qualsiasi sorta e l'articolo 21 della Costituzione tutela il diritto di ciascuno di esprimere il proprio pensiero con parola, scritto o altro mezzo di diffusione.

Il giorno dopo si scopre che Giovanna Pedretti si è tolta la vita. Io e la mia compagna veniamo sommersi da messaggi di odio, minacce di morte scatenati da stampa, tv e radio che per due settimane hanno sostenuto, a volte in modo esplicito, che solo il nostro operato fosse responsabile della morte di Giovanna Pedretti. Questo perché i miei due post avrebbero creato una gogna social di cui, in realtà, non c'è traccia secondo l'analisi di un'agenzia. A me e Selvaggia è stato detto di tutto.

Lo stigma infame dell'istigazione al suicidio viene riservato solo a me e alla mia compagna, nonostante l'assenza della gogna social sia stata appurata. Né io né Selvaggia ci siamo mai addentrati nella discussione sul suicidio, mentre in tv si continuava a entrare nella mente e nella vita di questa persona, contravvenendo anche alle indicazioni deontologiche. Noi venivamo accusati, mentre chiunque - attori, ballerine, modelle - era lì a parlare di qualcosa che doveva riguardare al massimo gli inquirenti e gli psicologi.

Molti mi hanno rimproverato scarsa umanità. Ma io non posso né voglio chiedere scusa, come pure molti mi hanno suggerito di fare, per la morte di Giovanna Pedretti. Il suicidio ovviamente mi addolora come essere umano. Se lo facessi, sarei l'ennesimo che utilizza la sua morte per il proprio vantaggio, nel mio caso per riabilitarmi cospargendomi il capo di cenere e implorando la clemenza della pubblica piazza. Preferisco tenermi lo stigma, il dubbio, il sospetto piuttosto che tentare la via della pietà e affermare qualcosa che non penso. Accetterò con tranquillità tutte le conseguenze di questa scelta.

Non ci sono più le condizioni perché io riprenda il mio ruolo a 'E' sempre mezzogiorno', quindi non mi vedrete più in onda. Ci tengo a ringraziare tutti quelli che non hanno mai smesso di manifestarmi affetto, sono stati tanti. Il tentativo di distruggermi è stato quasi un successo, mi tengo stretto quel 'quasi' e la solidarietà dei tanti che hanno capito quale gioco sporco si stesse facendo".

Commenti
Vincenza Garbi

Dovrebbe smettere anche la compagna di andare in tv

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