Violenza sulle donne, Baffi: "No alla richiesta di codice fiscale"
"La donna vittima di violenza va ascoltata e supportata, non va schedata".
Baffi, Italia Viva: “La donna vittima di violenza va tutelata garantendo l’anonimato. No alla richiesta del codice fiscale”.
Il Comunicato della Consigliera Regionale Patrizia Baffi
“I Centri antiviolenza devono poter essere un luogo sicuro per le donne che chiedono aiuto, anche in Lombardia” dichiara il Consigliere Regionale Patrizia Baffi, firmataria di uno specifico emendamento al “Piano quadriennale regionale per le politiche di parità, di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne 2020-2023” che sarà discusso domani in Commissione Sanità, prima del passaggio in Aula consiliare.
“La donna vittima di violenza è una donna che sta attraversando un momento difficilissimo della sua vita, va ascoltata e supportata, non va schedata” prosegue il Consigliere Regionale Patrizia Baffi. “Pertanto, ho voluto presentare un emendamento che chiede la modifica del sistema informatizzato O.R.A., delle procedure e degli schemi di convenzione, in modo tale che alle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza non siano richiesti dati (come il codice fiscale, ad esempio) che non consentano di garantire l’anonimato.”
La proposta di Regione Lombardia
La richiesta di Regione Lombardia di fornire il codice fiscale e altri dati sensibili, prevista da una direttiva regionale con lo scopo, pare, di garantire la trasparenza della rendicontazione e sanzionata con l’esclusione dai finanziamenti regionali per i Centri antiviolenza che non aderiscono a questo schema di convenzione, non considera la condizione di massima vulnerabilità in cui versano alcune donne che si rivolgono ai Centri. Inoltre, tale richiesta da parte di Regione Lombardia viola l’intesa Stato – Regioni del 2014, che decreta il rispetto dell’anonimato della donna.
E' dallo stesso piano quadriennale in discussione che emerge un quadro preoccupante sul tema.
Un fenomeno ancora molto sommerso per la difficoltà a denunciare
Tuttora sottostimato dai dati amministrativi e giudiziari, il fenomeno resta in gran parte sommerso per l’estrema difficoltà di far emergere comportamenti violenti e abusanti che maturano in contesti relazionali familiari e/o di coppia ancora oggi considerati attinenti alla sfera privata. Inoltre, le differenze culturali, sociali e istituzionali si riflettono sulla percezione della violenza, i tassi di denuncia e le procedure di registrazione.
Alcune indagini campionarie condotte a livello nazionale dall’ISTAT consentono, tuttavia, di delineare le principali dimensioni di tale fenomeno.
Le dimensioni del fenomeno
Secondo l’ultima indagine campionaria realizzata nel 2014, in Italia il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).
Il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila), ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner in particolare il 5,2% (855 mila) da partner attuale e il 18,9% (2 milioni 44 mila) dall’ex partner.
La statistica lombarda
Non diversamente dal quadro nazionale, in Lombardia il 31,4% delle donne tra i 16 e i 70 ha subito violenza fisica o sessuale (Istat 2014). Secondo i dati 2018 dell’Osservatorio Regionale Antiviolenza (O.R.A.) che fanno riferimento alle donne prese in carico dai Centri Antiviolenza nel 2017, le forme di violenza subite sono multiple e hanno riguardato soprattutto la violenza psicologica (86,5% delle donne), la violenza fisica (72,9%), la violenza economica (31,6%), lo stalking (19,6%) e, infine, la violenza sessuale (13,1%). Il maltrattante nel 86,3% dei casi è il partner o l’ex.
La richiesta di Baffi
A fronte di questi dati allarmanti, il Consigliere Patrizia Baffi era stata prima firmataria di un ordine del giorno approvato durante l’ultima sessione di bilancio, con il quale si chiedeva di stanziare adeguate risorse, al fine di sostenere anche dal punto di vista economico il “Piano quadriennale regionale per le politiche di parità, di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne 2020-2023”.
“Ritengo che la garanzia dell’anonimato alle donne vittime di violenza sia di fondamentale importanza. Sosterrò con convinzione questa battaglia domani in Commissione e, se necessario, anche in Aula” conclude il Consigliere Baffi.