Truffe online, documenti falsi, riciclaggio: in manette 59 persone, Carabinieri di Lodi in azione all'alba
Questa mattina sono scattate le manette ai polsi di un 50enne residente a Castiraga Vidardo originario della Campania.
Sono diverse le Provincie coinvolte nell'indagine Macan della Procura di Napoli, tra queste anche quella di Lodi: questa mattina all'alba, una volta iniziati gli arresti in tutta Italia, sono scattate le manette ai polsi di un 50enne residente a Castiraga Vidardo.
L'operazione nella notte
Nella notte appena trascorsa, a conclusione di complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli, i Carabinieri del Comando Provinciale di Genova, supportati principalmente dai militari di Napoli e da quelli di Lodi, Salerno, Varese, Venezia, Roma, Frosinone, Latina, Milano, Brescia, Novara, Avellino e Pordenone, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 59 persone (46 custodia in carcere e 13 in regime di arresti domiciliari), emessa dal Tribunale di Napoli, appartenenti a tre sodalizi criminali specializzati nella commissione di truffe operanti su gran parte del territorio nazionale.
I reati contestati
Tra gli ulteriori principali reati contestati: falsità in titoli di credito e possesso di documenti di identificazione falsi, sostituzione di persona, intercettazione/impedimento illecito delle comunicazioni telefoniche, irregolarità nella ricezione e stoccaggio finalizzata alla sottrazione dell’accertamento o al
pagamento dell’accisa sugli oli minerali, riciclaggio ed autoriciclaggio.
L'intervento dei Carabinieri di Lodi
La provincia di Lodi è stata interessata nell’attività di polizia perché nelle prime ore dell’alba, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lodi e quelli della Stazione di Sant’Angelo Lodigiano, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 50enne di origine Campana e residente a Castiraga Vidardo.
L'arrestato, nell’ambito dell’associazione a delinquere avrebbe svolto tra la provincia di Lodi ed il sud Milano il ruolo di referente di zona in grado di negoziare presso alcuni uffici postali del territorio gli assegni circolari falsi utilizzando falsi documenti che riceveva da Napoli a cura di altri componenti dell’organizzazione criminale. In particolare risulterebbe aver negoziato, o in qualche modo agevolato terze persone a farlo, degli assegni circolari presso gli Uffici Postali di San Fiorano, Casalmaiocco e Vizzolo Predabissi.
L’arrestato è stato condotto presso la Casa Circondariale di Lodi.
La prima associazione per delinquere lavorava nella compravendita di autovetture
La 1^ associazione per delinquere, avente base direttiva e logistica a Napoli, con ramificazioni in Lombardia e Friuli Venezia Giulia, agiva nell’ambito delle compravendite on-line di autovetture di pregio utilizzando quattro batterie operative.
In particolare, dopo preliminari contatti telefonici, ai telefonisti (truffatori) subentravano altri membri del sodalizio che sotto false identità concludevano di persona le trattative consegnando agli inserzionisti assegni circolari falsi emessi da un inesistente ufficio postale creato allo scopo dall’organizzazione, che ne faceva comparire, tramite finte pagine web, i riferimenti sui principali motori di ricerca.
Con altro modus operandi, i sodali si proponevano anche come sedicenti venditori di veicoli; infatti, utilizzando immagini del mezzo e dei documenti di circolazione ottenute via “whatsapp”, nel corso delle trattative avviate come acquirenti duplicavano sui siti specializzati l’originale inserzione di vendita sostituendosi al vero proprietario ed indicando un prezzo d’acquisto decisamente conveniente.
Contattati su un’utenza dedicata riportata in annuncio, i sodali richiedevano agli ignari
compratori di emettere a favore del falso venditore un assegno di caparra o coprente l’intera cifra e di anticiparne l’immagine via “whatsapp” come garanzia dell’impegno all’acquisto, rimandando la materiale consegna del titolo e della vettura ad un incontro con la vittima fissato a distanza di qualche giorno ed a cui non si sarebbero presentati. L’organizzazione, infatti, sfruttava quel lasso di tempo per riprodurre, a mezzo propri falsari e stamperia, l’assegno ricevuto in fotografia, incassandolo senza incorrere in alcun problema di “bene emissione” considerata la correttezza dei dati in esso riportati, corrispondenti a quelli del titolo originale contraffatto.
Indagati anche alcuni dipendenti delle Poste
Tra gli indagati anche dipendenti delle poste che, tramite indebiti accessi agli archivi informatici dell’Ente, fornivano i nominativi di persone molto anziane od emigrate da tempo all’estero che risultavano titolari di buoni fruttiferi in lunga giacenza o emittenti vaglia postali d’ingente valore. I buoni ed i vaglia venivano successivamente clonati ed incassati con l’aiuto degli stessi impiegati da sodali o soggetti compiacenti, sostituitisi ai legittimi titolari/beneficiari utilizzando documenti falsi.
Anche la seconda associazione per delinquere, ma con modalità diverse
Il 2° sodalizio criminale, con base direttiva e logistica anch’esso a Napoli e ramificazioni in Friuli Venezia Giulia, si avvaleva di cinque batterie operative per commettere la stessa tipologia di truffe ma utilizzando una diversa modalità esecutiva, seppur con l’utilizzo di assegni circolari falsi, emessi da istituti bancari realmente esistenti. Il sodalizio era specializzato nella compravendita on-line di beni di lusso fra cui orologi di noti marchi, vetture di grossa cilindrata e pregiati prodotti alimentari. Le vittime si recavano presso la propria filiale bancaria per verificare la genuinità dell’assegno in compagnia di uno dei truffatori che avvisava un altro complice, risultato essere il promotore dell’organizzazione, che sfruttava le competenze professionali acquisite nei venti anni trascorsi come tecnico alle dipendenze della società “SIP”. Infatti, allorquando i cassieri della banca contattavano telefonicamente l’istituto emittente l’assegno (falso) per verificarne la “bene- emissione”, non colloquiavano in realtà con i colleghi dell’altra banca ma con il predetto truffatore che, collegandosi con apposita strumentazione alle centraline telefoniche nelle vicinanze di alcuni istituti di credito campani, ne deviava le telefonate in entrata assicurando la genuinità dell’assegno, che solo in un secondo momento risulterà falso.
I truffatori in questo modo si facevano consegnare i beni in vendita.
Il terzo sodalizio importava olio industriale con false bolle di trasporto
La 3^ associazione per delinquere, stanziale a Napoli in ogni assetto strutturale, è risultata coinvolta nell’importazione dall’est Europa di olio industriale a mezzo cisterne accompagnate da false bolle di trasporto. L’olio stoccato in un deposito sito nell’area salernitana veniva illecitamente miscelato con il gasolio allo scopo di allungarne la quantità per incrementare i ricavi derivanti dall’erogazione al dettaglio presso nove impianti di distribuzione ubicati nelle province di Napoli e Salerno, controllati dal sodalizio.
Proventi illeciti riutilizzati in società -cartiere
I proventi illeciti venivano progressivamente reimpiegati nella costituzione di società-cartiere
operanti nello specifico settore, nei cui capitali confluivano anche i numerosi beni immobili e mobili acquistati nel tempo dal sodalizio per riciclare il denaro.
L’attività investigativa dei carabinieri, che ha permesso di contestare agli indagati ben 70 (settanta) episodi di truffa, per un conseguito profitto illecito complessivo di circa 1 milione e mezzo di euro, ha consentito il sequestro di denaro, immobili, società e distributori di carburante riconducibili a vario titolo ai principali indagati per un valore complessivo stimato intorno ai 2 milioni e 700mila euro, nonché il sequestro di un appartamento adibito a stamperia unitamente a numerosi apparati informatici per la stampa professionale di banconote, documentazione contabile e titoli bancari/postali.