Scuole chiuse nei territori con 250 casi ogni 100mila abitanti. Lodi (per ora) non rischia
La nostra provincia per il momento non rischia la chiusura delle scuole ma i numeri non sono rassicuranti.
Scuole chiuse in area rossa. Stesso provvedimento per tutti gli istituti di ogni ordine e grado se si raggiungono 250 casi ogni 100mila abitanti, a prescindere dal colore. E’ quanto ha stabilito ufficialmente dal nuovo Dpcm disposto per contrastare l’avanzare del Coronavirus, il primo del Governo Draghi, illustrato nella serata di ieri, martedì 2 marzo dai ministri per gli Affari regionali e della Salute, Mariastella Gelmini e Roberto Speranza.
Scuole chiuse nei territori con 250 casi ogni 100mila abitanti. Lodi per ora non rischia
Numeri che stabiliscono il destino di migliaia di studenti, e di altrettante famiglie. La situazione, in tutta la Lombardia, soprattutto a causa della diffusione della variante inglese (64% dei casi) è estremamente delicata e proprio oggi, mercoledì 3 marzo 2021, scattano le nuove zone arancioni rafforzate in Lombardia.
A Lodi la situazione è sotto al limite, con una incidenza media provinciale, negli ultimi 7 giorni di 162 casi ogni 100mila abitanti.
E’ quanto emerge dall’analisi, che proponiamo settimanalmente (qui la situazione di martedì scorso) effettuata dal dottor Paolo Spada, medico dell’ospedale Humanitas di Rozzano. Come abbiamo già evidenziato in passato il dottor Spada, chirurgo vascolare, presidente di EVARplanning, startup innovativa vincitrice del premio BioUpper per le idee imprenditoriali nelle scienze della vita è un esperto di algoritmi applicati alla medicina e dall’inizio dell’emergenza sanitaria pubblica quotidianamente report sui dati del contagio nella rubrica Pillole di Ottimismo.
Secondo i dati aggiornati a ieri, martedì 2 marzo 2021, la nostra provincia al momento è sopra la cosiddetta soglia critica fissata a 158 per la Regione Lombardia, ma è sotto a quella prevista per la chiusura delle scuole con 162 casi ogni 100mila abitanti.
(La fonte dati per quanto riguarda l’incidenza è il Ministero della Salute mentre quella sulla disponibilità dei posti letto è AGENAS)
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L’evoluzione nella provincia di Lodi negli ultimi giorni
La curva dell’incidenza in ogni provincia lombarda
L’analisi del dottor Spada
“Sia che si tratti di una stanza di ospedale, o del territorio di un Paese o di una Regione, il primo provvedimento per arginare il contagio è l’isolamento del focolaio. Paghiamo non averlo fatto per tempo, ma non dobbiamo desistere adesso, anzi dovremmo abituarci tutti quanti – ci stiamo arrivando, ma lentamente – a conoscere i valori di incidenza del nostro territorio, e a pretendere le misure di contenimento per quello che sono: una protezione, non una punizione.
Sarebbe più facile se, nel contempo, vi fosse maggior coraggio nel liberare attività al di sotto delle soglie, dove ci si può impegnare molto di più per contingentare, regolare, organizzare, senza dover tenere chiuso nulla. Questo dovremmo fare fin d’ora, e questo certamente sarà il nostro futuro nei prossimi mesi, non appena questa risalita avrà esaurito la sua spinta – diciamolo: non irresistibile – e si ricomincerà a prendere fiducia.
Resistere sta anche in questo: modulare le nostre vite anche durante la pandemia, non dare per scontato che ci si debba solo nascondere, ma sfruttare la nostra intelligenza di uomini – contro l’istinto inconsapevole del virus – per tirar fuori la testa, appena si può, dove si può. La “massima precauzione” dovrebbe essere verso noi stessi, e non soltanto per difenderci dal contagio. Ogni giorno di scuola che possiamo preservare, ogni bar che teniamo aperto, ogni ora di sole che possiamo guadagnare, ogni strada e negozio che rimangono vivi, ogni progetto che riusciamo a far nascere. Tutto questo è vita contro il virus, è resistenza, ed è importante. Non solo per la sopravvivenza economica di tante persone, ma per un tangibile segno di rinascita che dobbiamo cominciare a pianificare. Presto, prima possibile. Non senza”