LA FONDAZIONE GIMBE

“Regione Lombardia starebbe aggiustando i dati Covid per rientrare nei parametri del Governo”

Duro j'accuse dell'istituto indipendente che promuove e realizza attività di formazione e ricerca in ambito sanitario. La replica: "Accuse gravissime e non vere".

“Regione Lombardia starebbe aggiustando i dati Covid per rientrare nei parametri del Governo”
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E’ un duro j’accuse quello della Fondazione Gimbe, che apre una ferita politica che sarà difficile ricucire. Lo scontro a distanza è fra il presidente dell’istituto indipendente che promuove e realizza attività di formazione e ricerca in ambito sanitario, Nino Cartabellotta, e il numero uno di Palazzo Lombardia, il governatore Attilio Fontana, più l’assessore a Welfare e Sanità Giulio Gallera. La tesi è che la Regione abbia “aggiustato” alcuni dei dati sull’emergenza, per questioni d’immagine o addirittura per rientrare nei parametri imposti dal Governo e quindi scongiurare il rischio di nuovi futuri lockdown (nella copertina, Cartabellotta, Gallera, Fontana).

Fondazione Gimbe contro regione Lombardia

Già a inizio maggio, agli albori della “Fase 2”, Cartabellotta, il professore alla guida della Fondazione Gimbe, aveva messo in guardia:

“Il Governo, oltre a favorire le strategie di testing, deve neutralizzare comportamenti opportunistici delle Regioni finalizzati a ridurre la diagnosi di un numero troppo elevato di nuovi casi che, in base agli algoritmi attuali, aumenterebbe il rischio di nuovi lockdown”.

A distanza di oltre venti giorni da quelle parole (contenute in un rapporto nel quale la Fondazione denunciava quanto fosse ancora troppo basso il numero di tamponi effettuati), Cartabellotta, ospite a Radio24, allunga ombre sui dati della Lombardia.

In Lombardia si sono verificate troppe stranezze sui dati nel corso di questi tre mesi – ha affermato il presidente della Fondazione Gimbe – Ovvero, soggetti dimessi che venivano comunicati come guariti andando ad alimentare il cosiddetto silos dei guariti; alternanze e ritardi nella comunicazione dei dati, cosa che poteva essere giustificata nella fase dell’emergenza quando c’erano moltissimi casi ma molto meno ora, eppure i riconteggi sono molto più frequenti in questa fase 2. È come se ci fosse una sorta di necessità di mantenere sotto un certo livello quello che è il numero dei casi diagnosticati. La Lombardia probabilmente ha avuto questa enorme diffusione del contagio in una fase precedente al “caso 1” di Codogno e le misure di lockdown, come avevamo chiesto noi all’inizio di marzo, dovevano essere più rigorose e restrittive. Noi avevamo chiesto la chiusura dell’intera Lombardia, un po’ come Wuhan, perché era evidente che quel livello di esplosione del contagio non poteva che essere testimonianza di un virus che serpeggiava in maniera molto diffusa già nel mese di febbraio. Non è stato fatto, sono state prese tutta una serie di non decisioni, come la non chiusura delle zone di Alzano Lombardo e Nembro, che hanno determinato tutto quello che è successo nella Bergamasca, e poi una smania ossessiva di riaprire. La nostra grossa preoccupazione è che in questo momento la situazione lombarda sia quella che uscirà per ultima da questa tragedia, perché se si chiude troppo tardi e si vuole riaprire troppo presto, e si combinano anche dei magheggi sui numeri, allora è ovvio che la volontà politica non è quella di dominare l’epidemia ma è quella di ripartire al più presto con tutte le attività, e questo non lascia tranquilli”.

“Regione Lombardia starebbe aggiustando i dati Covid”

Parole che lasciano poco spazio all’interpretazione: a parere di Cartabellotta, Regione Lombardia starebbe “aggiustando” i dati così che rientrino nei parametri imposti dal Governo e non si arrivi a un nuovo lockdown, temutissimo soprattutto a livello economico. E il numero uno della Fondazione Gimbe ha poi concluso:

“È un cane che si morde la coda: da una parte non si vogliono fare troppi tamponi per evitare di mettere sul piatto troppi casi, dall’altro non identificando questi casi si alimenta il contagio, tanto che, secondo la valutazione che pubblichiamo oggi, negli ultimi 23 giorni, dal 4 al 27 maggio, la Lombardia ha il 6 per cento di tamponi diagnostici positivi, e sottolineo “diagnostici” perché se mettiamo al denominatore tutti i tamponi fatti è chiaro che questa percentuale artificiosamente scende”.

La replica di Palazzo Lombardia

Accuse a cui la Regione ha risposto con una nota stampa diffusa nella tarda mattinata e nella quali prende posizione rispetto alle parole di Cartabellotta:

Gravissime, offensive e soprattutto non corrispondenti al vero. In Lombardia fin dall’inizio della pandemia i dati vengono pubblicati in maniera trasparente e inviati alle Istituzioni e alle autorità sanitarie preposte. Nessuno, a partire dall’Istituto Superiore di Sanità, ha mai messo in dubbio la qualità del nostro lavoro che, anzi, proprio l’ISS ha sempre validato ritenendolo idoneo per rappresentare la situazione della nostra regione. È dunque inaccettabile ascoltare simili affermazioni, che ci auguriamo vengano rettificate da chi le ha pronunciate”.

La decisione di querelare

Regione Lombardia, attraverso il proprio ufficio legale, ha deciso di presentare una querela contro la fondazione Gimbe e il suo presidente Nino Cartabellotta. Un atto inevitabile, il nostro, dopo quanto affermato dal presidente della fondazione che, parlando dei dati sanitari della Lombardia, ha dichiarato, fra l’altro, che ‘si combinano anche dei magheggi sui numeri'”  ha comunicato Regione con una seconda nota. “Accuse intollerabili e prive di ogni fondamento – si legge nella Nota – per le quali il presidente di Gimbe dovra’ risponderne personalmente. I nostri dati, come da protocollo condiviso da tutte le Regioni, vengono trasmessi quotidianianamente e con la massima trasparenza all’Istituto Superiore Sanita’”.

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