Nutrie ma quale invasione? Le abbiamo portate noi qui, per fare i signori
Dal Sud America alla Pianura Padana: ecco perché siamo invasi dalle nutrie e come ci fregano con la loro implacabile joie de vivre.
Nutrie ma quale invasione? La Lombardia vara piani di contenimento ed eradicazione delle nutrie, i danni economici sono ingenti, ma di chi è la colpa?
Nutrie ma quale invasione?
La Lombardia è sotto scacco, l’esercito delle nutrie avanza implacabile dimostrandosi all’altezza della sua reputazione: il roditore semi acquatico è infatti considerato uno dei cento animali invasivi più dannosi al mondo. Soltanto nell’ultimo anno, nella regione lombarda, il topone dall’irsuta pelliccia è stato oggetto di svariati piani di contenimento ed eradicazione .
17 milioni di euro di danni
Sono almeno due milioni gli esemplari di nutrie presenti in Lombardia. Lo afferma la Coldiretti regionale in base alle stime più recenti dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, commentando la dichiarazione dell’assessore lombardo al Welfare che ha annunciato entro fine mese un nuovo piano regionale per il contenimento e l’eradicazione della specie. La loro proliferazione le porta a spingersi anche nelle periferie delle città, sulle piste ciclabili e sulle strade, oltre a ridurre a colabrodo le sponde dei canali e a devastare i campi. “Si tratta di una vera emergenza – ha spiegato Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – alla quale bisogna rispondere con risorse e strumenti adeguati. Questi animali, infatti, oltre a provocare danni alle colture nelle aziende agricole, sono un pericolo per la sicurezza delle persone: spingendosi sempre più verso le zone abitate e trafficate provocano incidenti e portano con sé il rischio di diffondere alcuni parassiti potenzialmente pericolosi anche per gli uomini”. La nutria insieme ai cinghiali e alle altre specie selvatiche – conclude la Coldiretti regionale – è responsabile ogni anno di centinaia di migliaia di euro di danni. Si stima che negli ultimi tredici anni i danni causati dalla fauna selvatica in Lombardia abbiano superato i 17 milioni di euro.
Soluzioni pop
Tante le soluzioni paventate per contenere l’implacabile avanzata del roditore coriaceo, ha fatto scalpore l’idea di un sindaco della Bassa che ha proposto di inserirle nel menu nostrano. Un’idea sapientemente veicolata sui social – ideando l’hashtag #agerresimangiatutto – che ha garantito al primo cittadino di Gerre De’ Caprioli una decina di minuti di notorietà nazionale, quando si è fatto immortalare – da giornalisti e fotografi convocati per l’evento – mentre gustava un pranzo a base di nutria marinata alla birra. Immancabile la rabbia degli animalisti che l’hanno invitato a non legittimare la caccia al roditore lanciando la moda di metterlo nel piatto.
Ma che colpa ne hanno loro?
Ciò che si puntualizza di rado, quando si parla di questo fenomeno altamente invasivo, è l’origine del problema. Per chi non lo sapesse, infatti, la nutria è un animale originario del Sud e del Centro America, dove è molto diffusa anche una sua versione extra large particolarmente pacifica che molti adottano come animale da compagnia: il capibara.
La nutria è stata introdotta in Italia intorno agli anni Venti del secolo scorso, per via della moda imperante della pelliccia di “castorino”. Ebbene sì, quando le signore dicevano con una nota di vanto “Ti piace la mia pelliccia di castorino?” altro non indossavano che una nutria. Tanto vituperata quanto ricercata la sua pelliccia, ottima alternativa ai più costosi visoni ed ermellini.
Insomma, si poteva fare tutti i signori grazie all’importazione massiva delle nutrie nel nord Italia, dove nacquero allevamenti intensivi per la produzione di pellicce. Come è destino di tutte le mode, però, anche quella del castorino visse il suo declino, che fare dunque di quell’ingente numero di roditori portati nel Belpaese e d’un tratto inutili? Lo sterminio avrebbe implicato dei costi importanti, la scelta più responsabile ed etica sarebbe stata la sterilizzazione, che ne avrebbe naturalmente determinato la scomparsa in pochi anni. Ovviamente si optò per per la soluzione gratuita: libere tutte senza alcun criterio o lungimiranza in relazione all’ecosistema. Ciò che è sfuggito a chi si è reso responsabile di queste manovre è la forte resilienza di questo animale, la cui unica colpa è la naturale capacità di adattamento. Insomma, nonostante tutto le nutrie continuano a fregarci facendo buon viso a cattivo gioco con la loro inaffondabile joie de vivre.