Nella "prima zona rossa" commercianti in ginocchio: la seconda chiusura rischia di uccidere l'economia dei paesi
Hanno già chiuso per 71 giorni durante il primo lockdown.
Durante la prima ondata della pandemia sono stati i primi ad essere colpiti, i primi a cui Regione e Governo hanno chiesto di pazientare e di abbassare le saracinesche, e così hanno fatto. I commercianti della prima zona rossa hanno chiuso per 71 giorni durante il primo lockdown, ma a Codogno (e non solo) i commercianti sono in ginocchio ora. Il rischio è che qualcuno quelle saracinesche le abbassi per sempre senza avere più la forza di rialzarle.
Una seconda chiusura potenzialmente letale
In questa situazione c'è chi ha già risentito della seconda chiusura: "Come amministrazione locale - dichiara il sindaco di Codogno Francesco Passerini - cerchiamo di stare vicino a queste realtà ma chiaramente speriamo che arrivi un forte aiuto e delle risorse importanti".
C'è chi ha provato a ricrearsi
Intanto i piccoli e grandi imprenditori lodigiani provano ad andare avanti, ma è difficile riuscirci con il semplice asporto o quando l'attività di vendita è completamente bloccata se non quella online. C'è chi ha provato a riprogettarsi, come Emiliano Brizzolari, titolare di un bar di Codogno che ora si è posizionato sulla pubblica piazza con un furgoncino sul quale vende il tradizionale torrone di Codogno.
Per non parlare del cibo d'asporto: i piccoli paesi del lodigiano, dove in trattoria i clienti ci vanno per stare insieme e per bere un bicchiere di buon vino con tranquillità, il cibo d'asporto non è un'alternativa conosciuta se non per le nuove generazioni. Il delivery non funziona abbastanza tra gli anziani, nei piccoli centri di paese con il bar storico e la trattoria "alla buona".
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