La lettera d'affetto del Direttore Generale a tutto il personale dell’ASST di Lodi
“Abbiamo un compito enormemente gravoso: curare e assistere i nostri pazienti, impegnarci per migliorare il loro stato di salute".
Nei giorni scorsi il Direttore Generale del'Asst Lodi Salvatore Gioia ha inviato una lettera a tutto il personale sanitario dell'Asst Lodi.
La lettera del Direttore Generale del'Asst Lodi
“Care colleghe e cari colleghi, medici, infermieri, tecnici, amministrativi, dirigenti e comparto, sono passati 13 mesi dall’inizio della pandemia; un anno dalla prima chiusura totale; milioni di concittadini sono stati contagiati e sono guariti; oltre 100.000 donne e uomini sono purtroppo morti. Noi tutti operatori del servizio sanitario e, in particolare, le donne e gli uomini di questa ASST, che per prima ha affrontato il virus in questo territorio, siamo stati in prima linea nel combattere per la vita del nostro Paese”.
Inizia così la lettera che il Direttore Generale del'Asst Lodi Salvatore Gioia, ha voluto inviare pochi giorni fa a tutto il personale dell’ASST di Lodi. Un messaggio lungo e profondamente sentito, ricco di considerazioni e dati su cui riflettere. Ne condividiamo uno su tutti: nell’ultimo anno, un cittadino su dieci a livello nazionale e il 25% degli abitanti del Lodigiano ha rinunciato a visite mediche o accertamenti specialistici per paura del Covid.
“La pandemia ha prodotto degli effetti indiretti che potranno rivelarsi altrettanto gravi di quelli diretti”, osserva infatti il Direttore Generale. “Questi dati, da una parte testimoniano che durante il 2020 la mancata erogazione delle prestazioni rispetto al 2019 non è riconducibile al minore impegno che tutti noi abbiamo profuso, come purtroppo spesso si è fatto credere; ma è legato a un crollo verticale della domanda, rappresentato dal crollo delle prescrizioni. Le ragioni di questo crollo sono evidenti: la paura, soprattutto, che ha indotto i nostri cittadini a rinunciare alle cure o a rinviarle. Questo dato ci deve spronare nei prossimi mesi a fare tutto quello che possiamo per recuperare tempestivamente i bisogni che sono entrati nel cono d’ombra gettato dal Covid”.
"Non siamo eroi ma uomini e donne che lavorano con fatica"
Perché, ricorda Salvatore Gioia: “Noi non siamo eroi ma siamo donne e uomini che tutti i giorni affrontano con fatica e passione un compito enormemente gravoso: curare e assistere i nostri pazienti, impegnarci per migliorare il loro stato di salute, salvare letteralmente la vita dei tanti che vengono assistiti in emergenza; accompagnare dignitosamente a fine vita i tanti che ci lasciano”.