Google Duplex arriva l'intelligenza artificiale che parla per te
Sei pronto a entrare nel futuro e conoscere il tuo doppio?
Google Duplex che cos’è? Impara a conoscerlo perché potrebbe, in un futuro prossimo, diventare il tuo braccio destro.
Google Duplex
Per coloro che amano la tecnologia Duplex è la punta di diamante dell’evoluzione dell’intelligenza digitale, che promette di far dimenticare le varie Siri e Alexa. Il suo nome suggerisce chiaramente il senso del suo esistere: si tratterà, infatti, di una sorta di doppione chiamato a svolgere alcune attività in vece nostra, come per esempio fissarci l’appuntamento dal parrucchiere. Particolare non da poco: sarà in grado di imitare la nostra voce.
La presentazione ufficiale
Duplex ha fatto il suo debutto nel corso di Google I/O, conferenza della multinazionale dedicata agli sviluppatori – dove un emozionato Sundar Pichai – Ceo del colosso tecnologico – ha fatto ascoltare le registrazioni di due telefonate in cui Duplex interagiva con un umano, per fissare un appuntamento. Lo stupore fra gli addetti ai lavori era palpabile.
Sembra me
Duplex si “atteggia” come un umano, oltre a stupire per i sofisticati algoritmi che gli permettono di gestire conversazioni ricche di opzioni, lascia esterrefatti il modo in cui imita le umane reazioni aggiungendo degli “Uhmm” di perplessità o chiedendo di ripetere alcune nozioni, esattamente come succede tra persone.
Polemiche
Inevitabilmente si sono scatenate delle polemiche, soprattutto per via della facoltà di un’intelligenza artificiale di spacciarsi per un essere umano. C’è chi ha gridato all’inganno etico: quasi tutti gli umani che hanno interagito con Duplex telefonicamente, infatti, non hanno avuto alcun sospetto di essere in comunicazione con un’intelligenza artificiale, registrando così la prenotazione richiesta.
Iniziano i test
Ora si fa sul serio: quest’estate inizieranno gli esperimenti con un piccolo gruppo di persone che interagirà con Duplex. L’ultimo step per la consacrazione non può che essere il test di Turing: il grande scienziato, annoverato a pieno titolo fra i precursori dell’intelligenza artificiale, si era posto il quesito già negli anni ’50. Nell’articolo Computing machinery and intelligence, comparso sulla rivista Mind, Alan Turing utilizza un gioco che chiama “dell’imitazione” (da cui il titolo del celebre film ispirato alla sua vita) in cui stabilisce che una macchina può definirsi intelligente quando è capace di concatenare idee ed esprimerle.