MANDATO D'ARRESTO EUROPEO

Fermato durante i controlli per il Coronavirus si scopre che doveva essere in carcere in Albania

A tradirlo il nervosismo di chi nasconde qualcosa.

Fermato durante i controlli per il Coronavirus si scopre che doveva essere in carcere in Albania
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Questa mattina i carabinieri di Borghetto Lodigiano, nel corso dell’ennesimo servizio di controllo del territorio svolto per far rispettare il divieto di uscire dalle proprie abitazioni se non per legittimi e ben precisi motivi di necessità per contenere il contagio da COVID-19, si sono imbattuti in K.F., un muratore 42enne originario dell’Albania, divorziato, con numerosi precedenti penali, abitante nella frazione Bargano di Villanova del Sillaro.

Fermato, doveva essere in carcere in Albania

L'uomo, oltre a non giustificare il fatto di trovarsi in giro con comprovati motivi, venendo per questo sanzionato in base alle vigenti norme ministeriali, durante il controllo ha mostrato evidenti segni di disagio insospettendo i militari, ai quali è suonato il classico “campanello d’allarme”. Questi, avendolo incontrato per la prima volta in quel momento, hanno deciso di approfondire gli accertamenti sul suo conto e, consultando l’A.F.I.S. (la banca dato alimentata dalle Forze di Polizia con l’inserimento delle impronte digitali e di ogni informazione utile ai fini investigativi, vedi gli “alias”, di ogni soggetto denunciato e/o arrestato, oppure semplicemente segnalato per identificazione, come nel caso degli stranieri che si trovano sul territorio nazionale), hanno appurato che K.F. aveva tutti i motivi per essere nervoso, perché destinatario di un Mandato di Arresto Europeo emesso dal collaterale Organo Albanese della città di Kavaje, provincia di nascita del soggetto.

Condannato a 4 anni e 8 mesi di carcere

Il 42enne doveva espiare la pena detentiva di quattro anni e otto mesi di reclusione per il reato di lesioni personali gravi a seguito d’incidente stradale.
K.F., vistosi scoperto, non ha opposto resistenza e si è lasciato ammanettare in tutta tranquillità, accentando la “sconfitta”. Al termine delle formalità di rito e, dopo averne data comunicazione al Console Albanese in Italia, come da sua espressa volontà, è stato tradotto nel carcere di Lodi a disposizione della Corte di Appello di Milano, Autorità Giudiziaria competente in materia.

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