Famiglia di imprenditori lodigiani accusati di associazione a delinquere (e non solo): sequestri per 20milioni VIDEO
Le accuse sono anche per sfruttamento del lavoro, estorsione ed evasione fiscale.
Disposta un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 persone indagate per associazione a delinquere, sfruttamento del lavoro, estorsione ed evasione fiscale. Come ha confermato il Procuratore
"Lo sfruttamento del lavoro non è solo nelle nostre campagne ma purtroppo lo troviamo ovunque e ovunque deve essere perseguito. Questa è la prima di tante ordinanze che saranno successivamente emesse e rappresenta il "segno della ripresa", è infatti significativo che avvenga proprio il giorno successivo al momento del ritorno alle quasi attività ordinarie."
L'operazione della GDF Lodigiana ha rilevanza nazionale: i 150 dipendenti dell'azienda, infatti, percorrevano pericolosametne tratte in tutta la nazione e grazie all'intervento delle fiamme gialle le strade italiane ora saranno più sicure.
L'operazione delle Fiamme gialle Lodigiane
I Finanzieri del Comando Provinciale di Lodi, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lodi, a partire da questa mattina stanno eseguendo numerose perquisizioni ed un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del citato Tribunale, nei confronti di una famiglia di imprenditori lodigiani con più di 150 dipendenti.
Nell'operazione sono impegnati più di 100 finanzieri e l'attività ha portato a scoprire una vera e propria galassia di società costituite con l’unico scopo di evadere il fisco (oltre 60 i milioni di fatture per operazioni inesistenti emesse) ha permesso di creare fondi neri per oltre 20 milioni di euro i quali riciclati, ed in parte reimpiegati nelle attività aziendali, hanno consentito a questa impresa criminale di accaparrarsi enorme fette di mercato della grande distribuzione organizzata, tanto da farla divenire uno dei gruppi di riferimento nazionale per il trasporto delle merci deperibili.
Sono state riscontrate 20 violazioni fiscali che vanno dall'emissione di fatture inesistenti, al mancato versamento di imposte.
Com'è nata l'indagine
L'indagine è nata da controllo su strada effettuato da una pattuglia che ha fermato un camionista verificando le condizioni del lavoratore: durante i controlli vengono accertati una serie di fattori, tra i quali eventuali assunzione e numero di ore prestate (sia quelle dichiarate che quelle che risultano dalla banca dati). L'autista fermato ha così raccontato della condizione vessatoria vissuta e delle disumane condizioni di lavoro cui lui e i suoi colleghi dovevano sottostare. Partendo dalle informazioni assunte e aggiungendo quelle acquisiste dalle testimonianze di diversi autisti che si erano licenziati, la Guardia di Finanza ha iniziato un'attività incisiva ottenendo il permesso di effettuare importanti intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno portato, a conclusione dell'indagine, all'operazione di questa mattina.
Lavoratori sfruttati e minacciati
La sagacia criminale era abbinata, però, anche ad una spregiudicata gestione dei dipendenti attraverso il sistematico ricorso a condotte estorsive e alla violazione della normativa sul lavoro con:
la corresponsione di retribuzioni in modo difforme dai contratti collettivi nazionali e territoriali;
la decurtazione dello stipendio per ogni giorno di assenza o di ferie fruito;
l’imposizione di turni massacranti, anche di 18 ore continue, senza la prescritta fruizione dei riposi;
l’imposizione dell’utilizzo di doppi dischi tachigrafi cartacei dei mezzi che venivano distrutti al termine del tragitto;
l’obbligo di lavorare in precarie situazioni di sicurezza ed igiene (alloggiamento dei lavoratori in ambienti degradati, mancata effettuazione delle visite mediche previste).
Queste condizioni vessatorie sono state accettate dai dipendenti solo dietro la continua minaccia del licenziamento e facendogli sottoscrivere contratti di lavoro a tempo determinato della durata di pochi mesi (a volte anche 30 giorni), non rinnovati a coloro che non sottostavano a tale modus operandi aziendale.
Dalle intercettazioni si è scoperto che spesso la manutenzione sugli autoarticolati non era coincidente con quella formalmente dichiarata: alcune autofficine compiacenti facevano risultare interventi che non erano effettuati da loro ma direttamente dagli imprenditori.
Pericolo in strada
Dopo aver effettuato una comparazione tra la media degli incidenti occorsi a livello nazionale per il settore autotrasporti e quello della ditta la GDF ha scoperto che la media è risultata superiore per l'azienda colpita oggi dai sequestri. Infatti il numero di sinistri dal 2011 al 2018 per l'azienda è stato complessivamente di 276, quando la media nazionale per singole aziende è notevolmente inferiore. Inoltre su 276 sinistri si riscontrano almeno 14 casi di lesioni personali e un caso - recentemente acclarato - di lesione mortale nei confronti di un dipendente in provincia di Como.
In aggiunta a queste gravi violazioni tutti i camionisti, che secondo la normativa vigente dovrebbero essere sottoposti alla visita del medico, non sono mai stati sottoposti a tale controllo: questo significa che erano alla guida soggetti di cui non si conosceva l'esatto stato di salute, con i connessi pericoli che ciò ha comportato. I lavoratori, essendo obbligati ad orari illegali e privi delle necessarie sicurezze, ponevano a rischio la propria e l'altrui salute.
Le misure disposte nei confronti degli imprenditori
Il GIP del Tribunale di Lodi ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari per il dominus dell’organizzazione (P.R. di anni 52), l’obbligo di firma alla p.g. per quattro associati (P.S. di anni 30, P.M. di anni 35, M.P. di anni 58 e P.G.R. di anni 41) nonché il sequestro di oltre 20 milioni di euro pari all’imposta complessivamente evasa; oggetto di sequestro sono stati i beni mobili ed immobili intestati agli indagati.
L’operazione Spartaco sottolinea il ruolo di polizia economico-finanziaria svolto dalla Guardia di Finanza con un’attenta e forte vocazione sociale, soprattutto nel contesto emergenziale attuale, perché completamente protesa verso il cittadino onesto e la tutela dell’impresa regolare.
Cosa e quanto è stato sequestrato?
Come riportato da il Capitano la Marta, il dato più rilevante è relativo ai beni mobili dell'azienda: si tratta di un centinaio di motrici e altri cento semi rimorchi nello specifico autoarticolati e rimorchi frigo (essendo l'azienda trasportatrice anche di alimenti). Il sequestro è stato effettuato anche nei confronti di 7 autovetture di lusso, dei 15mila euro in contanti trovati presso l'abitazione del soggetto ora agli arresti domiciliari, e di 4 abitazioni (una nel Le Marche e 3 in Lombardia). Il valore totale dei sequestri ammonta a circa 20milioni di euro.
Rapporti parentali tra imprenditori e ruoli nel sodalizio
Si è scoperto tra gli imprenditori che questa mattina sono stati sottoposti alle misure cautelari uno stretto rapporto famigliare: si tratta di due ex coniugi con i figli e persone a loro vicine.
Agli arresti domiciliari naturalmente ci è finito colui che aveva un ruolo preminente rispetto agli altri, il capo del sodalizio criminoso ipotizzato e riconosciuto dal giudice. L'intero entourage familiare però ricopriva ruoli importanti ma comunque rilevanti: alcune delle persone infatti collaboravano alla gestione dei camionisti con le stesse modalità di sopraffazione e minaccia riscontrate in capo al principale responsabile.
Probabilmente si procederà ora a nominare un amministrazione giudiziale per poter portare avanti l'azienda: come ricordato da Procuratore, infatti, l'obiettivo è fermare comportamenti illeciti non bloccare l'economia e il lavoro.
Giordana Liliana Monti