Bidello di Lodi fingeva di avere tumori per non lavorare, multa da 115mila euro per il 49enne
Ai domiciliari da un anno, emergono nuovi dettagli sulla terribile truffa messa in atto dall'ex collaboratore dell’Istituto Cazzulani
Nei referti falsificati dal truffatore si parla di melanomi e linfomi, passando per un osteosarcoma, fino ai riferimenti alla radioterapia e ad una cardiopatia ipertensiva in Osas.
Lodi, fingeva di essere malato per non lavorare
Nuovi dettagli emergono a distanza di un anno dal clamoroso caso che ha coinvolto W.M, ex bidello dell’Istituto Cazzulani di Lodi. Il 49enne, residente a Cornegliano Laudense, era stato condannato agli arresti domiciliari dopo che si era scoperto che da oltre cinque anni non si presentava al lavoro continuando però a percepire lo stipendio grazie a falsi certificati medici.
Nativo di Taurianova e con oltre cinque anni di servizio nell’istituto, il malato immaginario aveva orchestrato una serie di inganni per giustificare la sua assenza continuativa dal posto di lavoro. La Guardia di Finanza di Lodi, che ha condotto le indagini, ha scoperto come l’uomo abbia finto di essere affetto da gravi malattie, tra cui diversi tumori.
Il bidello produceva referti medici
Questo pretesto gli ha permesso di ottenere il riconoscimento di invalido civile al 100% nel 2018, seguito da un successivo declassamento della percentuale al 50% nel 2020, durante una revisione. Ma come ci è riuscito? Il bidello aveva prodotto cinque referti medici, tre dei quali relativi a esami mai effettuati e altri due manomessi, in modo da riportare diagnosi di aggravamento delle patologie.
Questi documenti, falsi e modificati, sono stati presentati sia alla scuola sia agli uffici competenti della Regione Lombardia dove è riuscito a ottenere l’esenzione sanitaria e documenti che attestavano una “terapia antalgica salvavita” in corso. Tra le patologie simulate, il bidello ha indicato una serie di diagnosi allarmanti e contraddittorie.
Le false diagnosi del 49enne
Si va dal melanoma al linfoma, passando per l'osteosarcoma, fino a riferimenti a “radioterapia” e “cardiopatia ipertensiva in Osas”. Secondo quanto emerso, W.M. ha persino tratto in inganno il suo medico di base, il quale, ignaro della truffa in atto, ha rilasciato certificati sulla base dei referti prodotti.
Uno degli specialisti indicati nei certificati ha successivamente smentito di aver mai visitato l’indagato o rilasciato alcun referto a suo nome. A oggi, la somma che l'ex collaboratore dovrà restituire è stata calcolata in oltre 115 mila euro. Le accuse contro di lui comprendono reati gravi come truffa, contraffazione e alterazione di documenti medici.