Arsenale dell'accoglienza: 15 case per offrire rifugio ai più fragili
Aperta nel 2018 nuova struttura dedicata ai nuclei mamma-bambino.
Arsenale dell'accoglienza: presentato bilancio sociale a Lodi.
Arsenale dell'accoglienza
Presentato bilancio sociale a Lodi. Accolte, in un anno, oltre 80 persone: 59 minori, 11 giovani adulti e 11 mamme. Presidente: «Tessiamo la trama di un mondo che prova ad essere attento ai bisogni di tutti». Oltre 80 persone accolte in 15 strutture nate per offrire un rifugio e un punto di ripartenza ai più fragili: donne vittime di violenza, mamme in difficoltà, bambini e ragazzi intrappolati in situazioni di grande disagio. Questi i numeri, relativi al 2017, dell’Arsenale dell’Accoglienza Onlus, associazione di famiglie che hanno scelto di vivere con la porta aperta, occupandosi di essere casa e famiglia per i più fragili.
Storie di fragilità
Dietro queste cifre, presentate oggi a Lodi nel corso di un incontro pubblico, si nascondono storie di vita reale, come quella di Lucia, la primissima mamma accolta nelle case dell'Arsenale dell'Accoglienza. «Sono sempre stata una donna forte e una madre presente – racconta Lucia – Forse anche per questo quando, nel 2007, iniziai a stare male, nessuno si accorse di niente. Arrivai a tenere in casa 500/600 sacchi neri colmi di spazzatura, ma dall’esterno la mia vita sembrava normale. Fui io stessa a chiedere aiuto al Comune di San Donato Milanese. Fui fortunata: i Servizi Sociali credettero in me e nelle mie potenzialità. Dal 2007 al 2013 rimasi sola: i miei figli erano stati trasferiti temporaneamente in una Comunità per minori e io lavorai moltissimo su me stessa, grazie ad uno psichiatra e al Centro per la Famiglia di Milano. Nel giugno 2013 i Servizi Sociali finalmente mi dissero che potevo tornare a fare la mamma e mi misero in contatto con l’Arsenale dell’Accoglienza. Quando incontrai per la prima volta Andrea e Giuditta, i responsabili, ero pessimista. Mi servì un secondo incontro per capire che l’Arsenale non era una comunità come le altre. Mi portarono a vedere un appartamento e mi dissero: “Questa è casa vostra, sistemala come vuoi”. Dopo un primo periodo ci lasciarono più libertà, anche per metterci alla prova. Andrea non ha mai abbassato la guardia, anche se ero collaborativa, e anche se avevo 40/50 anni. Sarei dovuta rimanere all’Arsenale due anni, alla fine ci ho messo la firma per stare un anno in più».
Donne vittime di violenza
La storia di Lucia è stata il punto di partenza per un confronto sulle buone pratiche per migliorare la gestione di situazioni di fragilità e disagio sociale, che ha visto la partecipazione di Licia Tassinari dell’Area sviluppo di comunità del Comune di San Donato Milanese. Nell’arco degli ultimi tre anni di attività, l’Arsenale dell’Accoglienza ha accolto più di cento persone in difficoltà, allargando ogni anno la propria rete di accoglienza. Nata nel 2015 come coronamento di un progetto di accoglienza iniziato nel 2007, l’associazione quest’anno ha aperto una nuova struttura dedicata ai nuclei mamma-bambino, che si aggiunge a quattro comunità per minori nate per restituire il diritto ad un’infanzia serena a bambini e ragazzi in difficoltà, otto alloggi per l’autonomia legati a progetti di inserimento sociale e due case rifugio nate per accogliere in modo tempestivo le donne vittime di violenza e i loro figli. «Nell’arco dell’ultimo anno – sottolinea il vicepresidente dell’Arsenale dell’Accoglienza Andrea Zanelli – abbiamo accolto 59 bambini e ragazzi, 11 giovani adulti e 11 mamme, offrendo loro non solo una casa e il calore di una famiglia, ma anche un sostegno concreto per il reinserimento sociale e per il recupero della serenità. Ai bambini, ad esempio, accanto ai bisogni primari, è stato garantito il diritto di essere, appunto, bambini, con attività ricreative come piccole vacanze al mare e in montagna. Tutto questo è stato possibile grazie ai nostri sostenitori e ai nostri volontari, che quest’anno hanno complessivamente donato all’Arsenale ben 21mila ore del loro tempo».
"Rammendare gli strappi della vita"
«Quello che facciamo nelle nostre case - spiega il presidente dell'Arsenale dell'Accoglienza Andrea Menin - somiglia molto al lavoro del sarto, di chi rammenda gli strappi per ridare alla stoffa nuovo valore. Negli ultimi decenni abbiamo vissuto in un clima culturale che ha posto il benessere individuale come unico obiettivo desiderabile. Ci accorgiamo adesso di vivere in un mondo dove tutto sembra destinato a slegarsi. Uno slegamento che, partendo dalle relazioni famigliari, ha interessato le relazioni sociali e territoriali. In questo mondo chi rimane solo rischia di non farcela. Noi proviamo a “ri-legare”, a ricostruire relazioni, offriamo un contesto nuovo a chi si trova in una situazione di disagio. Lo facciamo partendo dalle nostre case, dalle nostre vite, tenendo la porta di casa nostra aperta sempre, giorno e notte. Il continuo lavoro di tessitura coinvolge non solo chi ha bisogno, ma tutti coloro che credono in quello che facciamo e che, da 15 anni come da un giorno, sostengono il nostro lavoro. Viviamo grazie al fatto che qualcuno ci regala denaro, qualcuno ci regala del cibo, qualcuno giocattoli per i bambini, qualcuno i vestiti, qualcuno, soprattutto, regala il proprio tempo: un’ora o due di volontariato nelle nostre case sono oro per noi. Così tessiamo ogni giorno la trama di un mondo che prova ad essere attento ai bisogni di tutti».
In vista del Natale, è possibile aiutare l’Arsenale dell’Accoglienza a regalare momenti di gioia ai piccoli ospiti delle strutture di aiuto e assistenza sostenendo, anche attraverso dolcissime strenne solidali, la campagna “Piccoli grandi sogni”. Per info: https://www.piccoligrandisogni.org/
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