Pornografia minorile

36enne adescava minori sui social, scoperto grazie alla denuncia dei genitori di un ragazzo lodigiano di 13 anni

I genitori della vittima, una volta scoperto l'orrore delle chat del figlio, hanno subito sporto denuncia per fermare il colpevole. 

36enne adescava minori sui social, scoperto grazie alla denuncia dei genitori di un ragazzo lodigiano di 13 anni
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I genitori della vittima, una volta scoperto l'orrore delle chat del figlio, hanno subito sporto denuncia per fermare il colpevole.

Arrestato un 36enne piacentino per pornografia minorile aggravata

Venerdì 11 marzo 2022 a Piacenza personale della Squadra Mobile e della Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Lodi, con il supporto dell’omologo ufficio della Questura di Piacenza, ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano per reati di pornografia minorile aggravata a carico di un trentasettenne piacentino.

Adescava minorenni sui social

Attraverso l’attività d’indagine, espletata dalla Questura di Lodi nel 2020, si è potuto accertare che l’indagato adescava minorenni tramite alcune applicazioni di messaggistica (telegram o Kik Messenger) e, abusando delle loro condizioni di inferiorità psichica induceva gli stessi a farsi mandare foto o video dove le vittime si mostravano nude. In alcuni episodi effettuava videochiamate dove praticavano autoerotismo.

La denuncia di una vittima lodigiana di 13 anni

L’attività ha avuto inizio in seguito alla denuncia dei genitori di un 13enne lodigiano che avevano scoperto l’utilizzo improprio dei social da parte del figlio minore.

Grazie all'attività di indagine la Polizia ha potuto accertare successivamente, attraverso l’analisi forense del telefono dell’indagato, che con lo stesso approccio aveva avuto analoghe chat con altri minorenni residenti in altre province.

In carcere

La richiesta di misura cautelare avanzata dalla Procura di Milano era stata inizialmente rigettata dal GIP competente. La Procura aveva allora presentato appello al Tribunale del riesame di Milano, che ùaveva accolto parzialmente il ricorso ammettendo parzialmente il provvedimento cautelare a carico dell’indagato, poi confermato dalla Suprema Corte di Cassazione.

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