Tre nuovi apicoltori grazie al progetto AgriCulture Sociali 3.0
I tre protagonisti sono Riccardo Giardina di Borghetto, Camilla Gatti di Casaletto Ceredano (Cr) e Domitilla Missaglia di Lodi
Nel Lodigiano tre giovani diventano apicoltori: già iniziata l'attività. Già a loro disposizione sia gli alveari che il materiale necessario.
Tre giovani nuovi apicoltori lodigiani
Due ragazze e un ragazzo, con la passione per le api e il desiderio di provare a trasformare il loro interesse in un’occasione di reddito integrativo. Sono i tre aspiranti apicoltori in via di formazione grazie all’estensione del progetto AgriCulture Sociali 3.0, avviato da Fondazione Comunitaria con il sostegno di Fondazione Cariplo, Fondazione di beneficenza - Intesa San Paolo e Fondazione Peppino Vismara e coinvolge quattro partner: cooperativa sociale L’Officina di Codogno, fondazione Caritas Lodigiana, Movimento lotta alla fame nel mondo e cooperativa sociale Il Pellicano di Castiraga Vidardo.
Chi sono i tre coinvolti nel progetto
I tre candidati sono stati selezionati da Enrico Castelvecchio, de Il Pellicano, che si occuperà della loro formazione e hanno già cominciato a lavorare. Si tratta di Riccardo Giardina, 24 anni, di Borghetto Lodigiano, che aveva già iniziato a prendersi cura di una famiglia di api. Lavora come operaio ma ha preso un pezzo di terra dove posizionato la sua arnia con famiglia e poi l’ha sdoppiata. Lo appassiona il mondo delle api e grazie ai turni riesce a gestire le sue famiglie e a portare avanti la preparazione del miele.
Gli altri due aspiranti apicoltori sono Camilla Gatti, 30 anni, di Casaletto Ceredano, che ha già collaborato con la comunità Il Gabbiano per la gestione delle arnie top bar e lavorando su turni può seguire l’attività senza problemi. C'è poi Domitilla Missaglia, 30 anni, di Lodi, che ha una laurea in allevamento e benessere alimentare.
L'avvio della sperimentazione
“I candidati hanno conoscenze di base consolidate e si può lavorare al meglio con loro – spiega Enrico Castelvecchio, il loro tutor - . Abbiamo già tenuto una serie di incontri conoscitivi e nel fine settimana abbiamo inserito le dodici famiglie. Sono stato dall’apicoltore a Casteggio nella tarda serata del 19 luglio a prendere le famiglie, ciascuna delle quali è composta da sette o otto telaini con relativi favi, che sono quattro di covata e tre o quattro di scorte. Ci siamo trovati in serata con i tre giovani apicoltori a Sanfereorto per posizionare le 12 famiglie sopra le arnie, in modo che le api hanno potuto ambientarsi e il giorno successivo abbiamo fatto l’inserimento vero e proprio, sfruttando le ore più calde del giorno, un telaino alla volta, rispettando l’ordine”.
Un processo da organizzare e seguire con cura, perché il mondo delle api ha regole precisissime e la destabilizzazione è un rischio serio.
Introito previsto tra gli 800 e i mille euro
“L’obiettivo del corso di formazione è fornire ai tre allievi la strumentazione e l’attrezzatura personale necessari per iniziare la loro attività, insieme con supporto e assistenza continui per un anno - aggiunge Castelvecchio - . La speranza è che arrivino alla fine del percorso con un quantitativo di miele prodotto che permetta loro di arrotondare il proprio reddito e dare la possibilità di ampliare le famiglie”.
I tre allievi smieleranno nei laboratori del Pellicano e, se saranno fortunati e bravi, potrebbero arrivare a fare una media di 20 chili di miele per famiglia, pari a 40 vasetti. Si ipotizza che arrivino a 80-100 chili di produzione ciascuno, che al prezzo di 12 o 14 euro al chilo, significa un introito tra gli 800 e i mille euro. L’inizio di una nuova attività, anche grazie al modulo formativo di avvio d’impresa che seguiranno grazie all’Officina di Codogno. Soprattutto un aiuto concreto per realizzare uno dei loro sogni.