Lodi

Successo per il primo corso da agrieducatore: 12 operatori pronti a entrare in azione

Gli operatori così formati ora sono pronti per mettersi al lavoro con le persone fragili

Successo per il primo corso da agrieducatore: 12 operatori pronti a entrare in azione
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Concluso con successo il primo corso da agrieducatore: gli operatori così formati ora sono pronti per mettersi al lavoro con le persone fragili.

Primo corso da agrieducatore

Hanno zappato, dissodato e piantato, sporcandosi le mani con la terra del Lodigiano. E hanno capito fino in fondo cosa significa partire dal seme per portare frutto, in senso reale e anche metaforico. Perché i 12 agrieducatori che hanno concluso in questi giorni il loro corso di formazione, adesso sanno come presentare l’attività agricola alle persone fragili e vulnerabili, come coinvolgerle ed aiutarle a diventare indipendenti nel lavoro, ma sono anche in grado di comprendere se è il momento giusto per collocare un bulbo o conviene rimandare a quando il clima sarà più adatto.

Il progetto

Promosso all’interno del progetto AgriCulture Sociali 3.0, il primo corso per agrieducatori è stato un tale successo, che si sta già pensando di ripeterlo. Gli allievi, che sono operatori del Terzo Settore e dell’Ufficio di Piano dell0Ambito di Lodi, già attivi nel Lodigiano ma bisognosi di una qualificazione specifica, si sono detti soddisfatti e hanno seguito con attenzione ognuna delle 80 ore di lezione nella sede di Sanfereorto a Lodi.

"Vedere gli agrieducatori al lavoro a Sanfereorto è stata una festa, anche perché c’era un clima bellissimo che ha trasformato il gruppo, dato maggior senso al lavoro in agricoltura e favorito una "cultura" sociale nuova" commenta Paola Pozzo, project manager di AgriCulture Sociali 3.0.

Per due mattine la settimana i 12 neo agrieducatori hanno frequentato dapprima lezioni sul tema dell’educazione e della formazione, poi hanno appreso teoria e pratica dell’agricoltura, mettendo infine in pratica sul campo quanto avevano imparato. Guidati da Paola Michelon e da Carlo Cavalli si sono fatti un’idea precisa di cosa significa praticare l’agricoltura sociale, coinvolgendo anche soggetti con delle difficoltà.

"Si può accompagnare una persona fragile conoscendo tutto della sua fragilità – insiste Paola Pozzo - , ma con il corso per agrieducatori abbiamo voluto spostare l'attenzione dalla fragilità al compito comune: ragazzo e agrieducatore si confrontano sul lavoro da fare insieme, che sia zappare, seminare, curare, stabilendo un legame e una cura, l'uno dell'altro, che parta dal comune obiettivo di lavorare la terra".

Un risultato eccellente per il progetto AgriCulture Sociali 3.0, che ha tra i suoi obiettivi quello di offrire spazi di formazione alle persone fragili e ai nuovi poveri. Questo corso è stato una delle prime azioni concrete della coprogettazione, promossa da Fondazione Comunitaria di Lodi in sinergia con l’Ufficio di Piano dell’Ambito di Lodi per mitigare gli effetti economici della pandemia, che ha creato nuova povertà e vulnerabilità nel Lodigiano, promuovendo il settore dell’agricoltura sociale. A sostenere la coprogettazione sono Fondazione Cariplo, Intesa San Paolo e Fondazione Peppino Vismara che hanno messo a disposizione risorse per complessivi 363mila euro.

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