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IFeC, figura chiave al centro della cura, 12 operatori attivi nelle Case della Comunità

In arrivo nuovi progetti con telemedicina, visite domiciliari e assistenza post-dimissione per pazienti fragili

IFeC, figura chiave al centro della cura, 12 operatori attivi nelle Case della Comunità

Sono attualmente 12 gli operatori già attivi nelle Case della Comunità della provincia di Lodi e l’obiettivo è raddoppiare il numero, ottenendo una maggiore presenza sul territorio. Sono inoltre in arrivo nuovi progetti con telemedicina e visite domiciliari post-dimissione.

Ad oggi, 22 ottobre 2025, l’IFeC è quindi considerata una figura chiave della medicina territoriale per l’assistenza delle persone.

Una rete territoriale

La figura dell’infermiere di famiglia e di comunità (IFeC) è ad oggi considerata fondamentale per l’assistenza dei pazienti, inserendosi così in una rete solida che consente lo svolgimento delle prestazioni sanitarie senza riscontrare problematiche.

Lo ribadisce con chiarezza Eleonora Aloi, direttrice aziendale delle professioni sanitarie e sociosanitarie (DAPSS) dell’ASST di Lodi:

“L’IFeC, l’Infermiere di Famiglia e di Comunità è una figura chiave della medicina territoriale e di prossimità. La presa in carico del paziente fragile con una patologia cronica, la promozione dei corretti stili di vita, il monitoraggio dell’aderenza terapeutica a domicilio da parte del paziente: sono parte integrante della sua mission”.

L’IFeC opera all’interno delle Case della Comunità: sono attualmente 12 gli infermieri attivi nelle tre sedi dell’ASST — Sant’Angelo, Codogno e Casalpusterlengo — con l’obiettivo di raddoppiarli.

Si trovano al PUA (Punto Unico di Accesso), lavorando accanto all’assistente sociale, pronti a intercettare situazioni di disagio sanitario o sociosanitario e ad attivare il percorso assistenziale più adeguato. È l’IFeC a decidere se l’intervento può essere gestito in Casa della Comunità o direttamente a domicilio.

“I nostri operatori – racconta Aloi – già svolgono, anche su indicazione del medico curante, sorveglianza e monitoraggio a domicilio: verificano se il percorso terapeutico è gestito correttamente dal malato o aiutano il caregiver a seguirlo adeguatamente; misurano i parametri vitali (dalla pressione alla saturazione, dalla frequenza cardiaca all’accertamento della glicemia)”.

Valuta inoltre lo stato di medicazioni, stomie, la sicurezza dell’ambiente domestico, la correttezza degli ausili per la mobilizzazione, e attiva — se necessario — il servizio di assistenza e cure domiciliari.

“Insomma – sottolinea la direttrice della DAPSS – è un professionista dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria a tutto tondo”.

Progetti innovativi

L’ASST di Lodi ha avviato una serie di progetti innovativi, già finanziati dalla Regione Lombardia, che coinvolgono direttamente questa figura, prevedendo anche l’uso della telemedicina.

Home visiting infermieristico post-dimissione

L’infermiere verifica a domicilio – entro 24/48 ore dal rientro a casa dalla struttura ospedaliera – se il paziente segue correttamente le indicazioni dello specialista. Questo progetto parte con gli over 65 dimessi dal Pronto Soccorso e dalla Medicina.

Valutazione domiciliare per i pazienti con disturbi comportamentali o con demenza

L’infermiere entra in un team multidisciplinare (un’équipe medica composta da geriatra, terapista occupazionale, nutrizionista) valutando il paziente direttamente da casa quando il trasporto in ospedale non è possibile.

Monitoraggio a distanza degli accessi venosi

Grazie alla strumentazione innovativa e a un visore mobile, l’infermiere può verificare da remoto la correttezza della medicazione, evitando al paziente il ricorso all’ambulatorio.

L’IFeC è quindi un ponte tra strutture ospedaliere e domiciliari, mettendo al centro il paziente, il territorio e la continuità assistenziale.