All’ospedale di Lodi un trattamento all’avanguardia contro l’emicrania
Si tratta del blocco del ganglio sfenopalatino ed è una procedura mini-invasiva praticata solo in pochi centri in Italia
Nuova cura per l'emicrania all'ospedale di Lodi
Prosegue il percorso di sviluppo della Radiologia Interventistica dell’ASST di Lodi, in forte crescita nell’ultimo anno.
Tra le novità recenti introdotte dalla struttura guidata dal dottor Maurizio Papa, che fa capo all’Unità Operativa Complessa di Radiologia diretta dalla dottoressa Paola Scagnelli, c’è un innovativo trattamento per la cura del dolore cronico e invalidante da emicrania: si chiama blocco del ganglio sfenopalatino e viene effettuato soltanto in pochi centri in Italia.
I pazienti in cura presso il Centro Cefalee di Lodi, seguiti dalla dottoressa Simona Iurlaro dell’Unità di Neurologia diretta dal dottor Vincenzo Belcastro, vengono indirizzati alla Radiologia Interventistica nei casi in cui le terapie farmacologiche sono inefficaci o intollerate tanto da impedire una vita normale a chi soffre di episodi particolarmente gravi di emicrania, una patologia cronica molto diffusa e che colpisce in prevalenza le donne.
Come funziona la terapia
Tramite un sottilissimo catetere (ha circa le dimensioni di un tampone nasale) inserito nella narice si raggiunge in profondità la parte posteriore della cavità nasale andando ad anestetizzare direttamente il ganglio sfenopalatino, cioè la struttura nervosa responsabile della trasmissione del dolore durante gli attacchi di emicrania.
"Minimo fastidio, effetto dura sei mesi"
“Il fastidio è davvero minimo per il paziente, paragonabile alla sensazione di un tampone nasale spinto un po’ più in profondità - spiega il dottor Maurizio Papa -. Durante la procedura, che dura all’incirca 15/20 minuti, si fa avanzare un piccolo e morbido catetere lungo il naso, orientandone la posizione attraverso i raggi X e andando a rilasciare un anestetico (in genere si utilizza la lidocaina) nel ganglio che si trova nel recesso sfenopalatino: la procedura blocca il dolore agendo sulla sua trasmissione nervosa. Si tratta di una terapia innovativa, minimamente invasiva, il cui effetto permane per circa 6 mesi e che quindi generalmente può essere ripetuto, all’occorrenza, un paio di volte l’anno.
"Come per alcune altre procedure di Radiologia Interventistica - prosegue il medico -, non è necessario il ricovero ma il trattamento si esegue in day hospital e dopo poche ore la persona può riprendere le sue attività regolari. In questo caso operiamo in sinergia con l’Unità di Neurologia che si occupa di individuare i pazienti indicati per l’intervento e dei successivi controlli di follow up. La caratteristica della nostra équipe, infatti, è proprio quella di offrire un supporto trasversale a tutte le specialità cliniche dell’ASST di Lodi con un approccio terapeutico e non soltanto diagnostico”.
Già sette pazienti trattati con il nuovo metodo
L’innovativo trattamento, disponibile da pochi mesi anche all’Ospedale Maggiore di Lodi e a cui si sono già sottoposti sette pazienti, va quindi ad ampliare il ventaglio dell’offerta terapeutica dell’ASST di Lodi e contribuisce ad allungare l'elenco delle prestazioni offerte dalla Radiologia Interventistica, che si appresta a chiudere il 2023 con oltre 600 procedure totali contro le 531 effettuate nel 2022: tra queste si segnalano circa 200 biopsie complesse che prima dell’introduzione della Struttura non venivano effettuate, obbligando i cittadini lodigiani che avevano bisogno di tali prestazioni a rivolgersi altrove.