Oltre il buio

A Lodi le persone non vedenti e ipovedenti scalano le montagne (artificiali e psicologiche)

Adrenalina a mille, ma soprattutto l'emozione di scalare una parete e di raggiungere la vetta in totale autonomia, ma costantemente monitorati da guide esperte.

A Lodi le persone non vedenti e ipovedenti scalano le montagne (artificiali e psicologiche)
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A Lodi anche le persone non vedenti e ipovedenti possono scalare le montagne, anche se solo quelle “artificiali”. La sezione lodigiana dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti, in collaborazione con il Cai di Lodi, ha organizzato “Oltre il buio”, una giornata introduttiva di arrampicata sportiva riservata alle persone con disabilità visiva.

A Lodi le persone non vedenti e ipovedenti scalano le montagne

Sabato 11 dicembre 2021, per tutta la giornata, nella palestra di arrampicata del Centro sportivo Faustina (via Piermarini 6) i partecipanti – nel pieno rispetto delle prescrizioni Covid – vivranno in totale sicurezza l'emozione di “arrampicarsi”. Dopo una prima parte di formazione teorica i provetti “scalatori”, suddivisi in gruppi, passeranno dalla teoria alla pratica. Imbragati e in sicurezza “scaleranno” la parete affiancati da volontari del CAI che li guideranno passo passo sulle varie prese alle quali attaccarsi e sulla postura da assumere per raggiungere la vetta. L’iniziativa è stata fortemente voluta dall’Uici di Lodi nella certezza che l'attività sportiva, e in particolare quella legata al mondo della montagna, ha grandi benefici psico fisici su chi la pratica. Una vera e propria palestra mentale, fisica, di conoscenza del proprio corpo e dei propri sensi e soprattutto di quello spirito di socialità, di collaborazione e di reciproca fiducia che, purtroppo, a causa dell'emergenza sanitaria è venuta a mancare.

Storie di chi non si ferma

Le montagne (non solo in senso letterario) si possono scalare. Lo sa bene Pino, 67 anni, non vedente lodigiano che la montagna la ama e la continua a vivere, malgrado la sua disabilità arrivata quando aveva 50 anni.

“Mi sono innamorato della montagna quando ero un ragazzo, grazie a quello che poi sarebbe diventato mio suocero – racconta -. Inizialmente praticavo solo lo sci, poi mi sono avvicinato anche alle passeggiate. La montagna regala grandissime emozioni, ma bisogna conoscerla e viverla con coscienza. È fondamentale affidarsi agli istruttori”.

Così che Pino fin da subito si è rivolto al Cai di Lodi dove ha seguito un corso di roccia, trasferendo quell'amore per la quota anche ai suoi figli. Poi il problema visivo e la necessità di dover “ridimensionare”, ma non abbandonare la passione per la montagna. Ma soprattutto la voglia di far vivere l'emozione dell'arrampicata anche ad altre persone con disabilità visive.

“L’arrampicata è uno sport che si può praticare anche al chiuso, quindi anche durante la brutta stagione – prosegue -. Aiuta sotto tanti punti di vista. In primis praticare attività fisica fa bene al corpo e alla mente. Aiuta ad uscire di casa, dall'isolamento che la pandemia ha accentuato. Aiuta a socializzare. Ma anche a conoscere meglio il proprio corpo, i propri limiti ma anche le proprie capacità. L'arrampicata, e più in generale la montagna, aiutano a raggiungere un equilibrio psicofisico utile, non solo nel momento della pratica sportiva, ma anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni quando le persone non vedenti e ipovedenti si trovano di fronte ad ostacoli e difficoltà”. Ma soprattutto scoprono che nulla è loro impedito. “Quando impareremo a guardare oltre il buio scopriremo che, malgrado la nostra disabilità, possiamo fare tutto. Anche scalare una montagna”.

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