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Oncologia territoriale: cure alla Casa di Comunità di Casalpusterlengo per i malati di cancro

Un modello assistenziale sperimentale avviato dall’ASST di Lodi per portare servizi essenziali direttamente sul territorio, alleggerendo le strutture ospedaliere

Oncologia territoriale: cure alla Casa di Comunità di Casalpusterlengo per i malati di cancro

L’ASST di Lodi ha lanciato con successo a Casalpusterlengo un modello di oncologia territoriale che sposta cure essenziali  dall’ospedale alle Case della Comunità, con l’Infermiere di Famiglia come figura chiave. Visti i risultati positivi, l’iniziativa, parte di un progetto regionale, è in fase di espansione verso altre strutture del Lodigiano.

L’oncologia esce dall’ospedale

La battaglia contro il cancro non si combatte più solo tra le mura degli ospedali. In un’ottica di sanità sempre più vicina al cittadino, l’ASST di Lodi ha intrapreso un percorso pionieristico che sposta servizi oncologici essenziali dal presidio ospedaliero direttamente nelle Case della Comunità. Questo modello, denominato oncologia territoriale, è stato avviato in via sperimentale a Casalpusterlengo e sta ridefinendo il concetto di assistenza, preparandosi all’espansione in tutto il Lodigiano.

Un servizio che alleggerisce l’ospedale

L’iniziativa, che fa parte di un progetto regionale più ampio, ha l’obiettivo di offrire prestazioni che storicamente richiedevano l’accesso in ospedale, ma che non necessitano di ricovero. Già da aprile di quest’anno, presso la Casa della Comunità di Casalpusterlengo (che già ospita la MAC – Macro Attività Ambulatoriale Complessa), vengono erogati servizi cruciali.

Le attività comprendono il lavaggio e la gestione degli accessi vascolari per tutti i pazienti oncologici residenti nel basso lodigiano, anche se in cura presso centri ospedalieri fuori ASST. A ciò si aggiunge la somministrazione di specifiche terapie orali non complesse per i malati affetti da tumore prostatico e mammario.

L’infermiere di comunità

Il successo di questa riorganizzazione assistenziale si basa sulla figura chiave dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFeC), specificamente formato per l’ambito oncologico.

Come sottolineato da Giovanni Ucci, Direttore del Dipartimento Medico e primario dell’Oncologia dell’ASST, l’IFeC svolge un ruolo che va oltre la semplice somministrazione:

“Il professionista sanitario deve essere non solo abile e competente nei servizi previsti, ma soprattutto esperto nel rilevare tempestivamente sintomi anomali, manifestazioni o alterazioni di parametri clinici”.

Questa capacità di monitoraggio garantisce che ogni variazione venga riferita immediatamente all’oncologo curante, con il quale l’infermiere mantiene un contatto stretto e costante.

Dalla sperimentazione all’espansione

I risultati ottenuti a Casalpusterlengo, dove sono attualmente seguiti 7 pazienti con tumore della prostata e 1 con neoplasia della mammella, sono stati estremamente positivi. Questi dati, che evidenziano l’efficacia del percorso, hanno convinto la Direzione.

Il Direttore Generale dell’ASST di Lodi, Guido Grignaffini (foto di copertina), responsabile del progetto, ha spinto per un rapido allargamento del servizio alle altre Case della Comunità dei distretti Alto e Basso lodigiano. La prossima apertura è già in programma presso la Casa della Comunità di Sant’Angelo, per la quale è già in fase avanzata la formazione dell’infermiere di famiglia e di comunità dedicato.

Più terapie in futuro

L’evoluzione dell’oncologia territoriale non si fermerà ai servizi attuali. Il Dottor Ucci ha anticipato che, in un futuro molto prossimo, le strutture territoriali potrebbero ampliare ulteriormente l’offerta assistenziale.

Non è esclusa la possibilità che, negli snodi della medicina territoriale, si possano affiancare alle terapie orali anche quelle sottocute. Inoltre, l’intento è quello di estendere il carico di servizi a altre patologie tumorali che richiedono una terapia ambulatoriale, consolidando le Case della Comunità come centri sempre più vitali per la salute del cittadino.