Nella data del 25 novembre, ovvero la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999, l’attenzione dell’intera società si concentra sul tema per sensibilizzare la popolazione e promuovere iniziative di prevenzione e contrasto di un fenomeno che – purtroppo – accompagna le nostre generazioni da lungo tempo.
I dati dell’Associazione L’Orsa Minore ETS, ente gestore del Centro Antiviolenza “La Metà di Niente” di Lodi, dimostrano un continuo incremento delle richieste di aiuto.
Un impegno quotidiano
Ciò che si semina il 25 novembre dovrebbe diventare parte integrante della vita quotidiana di ciascuno di noi, per garantire un cambiamento concreto. Purtroppo, questo non sempre avviene, come confermato dai numeri riportati dai centri antiviolenza, che giorno e notte si impegnano per restare vicini alle vittime e offrire loro supporto e protezione.
Come già anticipato nell’articolo dedicato ai dati nazionali e provinciali, i numeri restano elevati ed è necessario un cambiamento concreto per garantire sicurezza a tutte le donne che, indipendentemente dall’età, vivono nella paura.
Temono di camminare da sole, sia al buio che in pieno giorno; temono di avvicinarsi a uno sconosciuto, perché potrebbe trasformarsi nel loro carnefice; temono di condividere la propria vita con chi potrebbe diventare il loro aggressore o porre fine alla loro esistenza.

Un gesto atroce che, troppo spesso, viene ancora sminuito e definito da molti come un semplice “lampo di gelosia”, cancellando la gravità della violenza e il dolore delle vittime.
Purtroppo la realtà dei fatti è che è impossibile prevedere chi potrebbe trasformarsi nel proprio aguzzino. È però indispensabile rimanere vigili ed eliminare ogni giustificazione spesso utilizzata per minimizzare o scusare le azioni dell’aggressore: “Sono caduta dalle scale”, “Non è stata colpa sua”, “Era nervoso, lui non è mai stato un violento”, “È un bravo ragazzo”.
Frasi che celano la violenza subita e che rischiano di perpetuare un meccanismo di silenzio e sottomissione, anziché favorire la denuncia e la protezione delle vittime.
Associazione L’Orsa Minore – Ente Gestore Centro Antiviolenza
Proprio come testimoniato dalla Dott.ssa Paola Metalla, Presidente dell’Associazione L’Orsa Minore, ente gestore del Centro Antiviolenza “La Metà di Niente” di Lodi, che – grazie alla collaborazione di un’équipe specializzata e al prezioso contributo delle volontarie – garantisce un supporto concreto alle donne vittime di violenza.

In provincia di Lodi il trend è definito costante, con numeri che purtroppo crescono ogni anno e non calano mai. La presidente ha sottolineato che le situazioni sono sempre più disparate e che la violenza psicologica ed economica, oltre a quella fisica, rimane trasversale a tutti i ceti sociali.
Dati 2025 – Chiamate e colloqui
Come riportato dai dati registrati nel corso del 2025, da gennaio a settembre il Centro Antiviolenza ha ricevuto un totale di 354 chiamate di contatto al numero 3313495221.
Dettaglio delle segnalazioni
- 15 chiamate provenienti dalle Forze dell’Ordine (FF.OO.)
- 71 chiamate dal Pronto Soccorso dell’ASST di Lodi (di cui 16 nel solo mese di luglio, con una media mensile pari a 7,9)
Un quadro che conferma l’intensa attività di supporto e ascolto svolta dal centro, sempre in prima linea nell’accogliere e accompagnare le vittime di violenza.
Sono stati 146 i colloqui di prima accoglienza registrati a fine settembre. Tra questi, 33 donne hanno scelto di intraprendere un percorso di sostegno psicologico, trasformato in una vera e propria presa in carico per avviare un cammino di fuoriuscita dalla violenza.

Le donne vengono seguite dalle operatrici di accoglienza del CAV, anche attraverso eventuali raccordi con servizi esterni, come emerso nei tavoli di supervisione avviati da giugno.
Nel dettaglio, i 146 colloqui si sono svolti in gran parte presso lo sportello di Lodi (119) e, in misura minore, presso lo sportello ospedaliero di Codogno (27). Il lavoro di rete ha coinvolto 73 donne, con 24 casi che hanno richiesto un intervento specifico della Tutela minori, a conferma della complessità delle situazioni affrontate e della necessità di un coordinamento istituzionale.
Forme di violenza rilevate
- Violenza psicologica: 130 casi
- Violenza fisica: 107 casi
- Violenza economica: 50 casi
- Violenza sessuale: 32 casi
- Violenza assistita: 37 casi
- Stalking: 24 casi

Analisi demografica
- Età più colpita: tra i 28 e i 47 anni (69 casi complessivi)
- Nazionalità: 90 italiane, 46 extra UE (Nigeria, Costa d’Avorio, Ecuador, Perù, Camerun, Togo, Sri Lanka), 10 UE (prevalenza Romania e Bulgaria)
- Residenza: 101 dalla provincia di Lodi, 37 dal comune di Lodi, 8 da fuori provincia
- Condizione lavorativa: 76 occupate, 47 disoccupate, 51 senza reddito, 1 studentessa
- Donne con disabilità: 5 prese in carico nei primi nove mesi del 2025.

Profilo del maltrattante
- Relazione con la vittima: marito (47), figlio (32), ex partner (19), fidanzato (12), padre (8), altri (26)
- Nazionalità: 75 italiani, 28 extra UE, 21 UE
- Condizione lavorativa: 83 occupati, 22 disoccupati, 37 “altro”, 4 pensionati
- Dipendenze: 45 con dipendenza da alcool, 28 da droga, 24 con precedenti penali, 9 con disturbi psichiatrici, 3 con dipendenza da gioco.

Intervista Dott.ssa Paola Metalla
La presidente del Centro Antiviolenza di Lodi, Paola Metalla, ha rilasciato un’intervista alla redazione di Prima Lodi, ribadendo l’impegno dell’associazione e lanciando un messaggio chiaro alle donne: rivolgersi al centro significa trovare ascolto, sostegno psicologico e un luogo sicuro per uscire dalla violenza.
“Siamo presenti dal 2010 con un’équipe di circa quindici professioniste, tutte donne, come previsto dalla normativa nazionale e regionale: avvocate, psicologhe, psicoterapeute, assistenti sociali, criminologa, pedagogiste. Riceviamo finanziamenti pubblici da Regione Lombardia e dallo Stato, partecipiamo a bandi e progetti per garantire i servizi minimi previsti: ascolto, informazione e accoglienza. Il nostro numero dedicato è attivo dalle 9 alle 20. Spesso non ci chiama direttamente la donna, ma amiche, sorelle, forze dell’ordine o pronto soccorso.

L’accoglienza avviene solo se la donna decide autonomamente di rivolgersi a noi: l’autodeterminazione è fondamentale. Dalla fase di ascolto si passa a quella di accoglienza, che può prevedere più incontri, anche con forze dell’ordine e servizi sociali. Se la donna è pronta, viene presa in carico per un sostegno psicologico. Le forme di violenza più frequenti sono la psicologica, che si manifesta con svilimento, umiliazione e isolamento, e la economica, che priva la donna di autonomia e la rende dipendente. La violenza fisica è quella più visibile, ma non l’unica.
Una donna vittima di violenza, come dicevo prima, si vergogna, si sente isolata e pensa di aver fallito, di aver sbagliato ad essersi affidata e fidata di una persona che in realtà si è presentato come principe azzurro ma che lei non poteva sapere che non lo sarebbe poi stato veramente. Superare questa fase iniziale di vergogna e di isolamento e rivolgersi a noi è fondamentale. Noi possiamo darle un aiuto concreto per poter cambiare la sua vita, quindi imparare a volerci bene. E se non sono gli altri a rispettarci, impariamo noi a rispettare noi stesse. Sapere che con un centro antiviolenza può trovare un luogo a cui poter chiedere aiuto.”