Legambiente lancia l’allarme, nel territorio provinciale di Lodi l’aria resta carica di polveri sottili. Nessuna misura di contenimento è stata attivata, nemmeno il blocco degli spandimenti di liquami zootecnici, tra le principali fonti di ammoniaca e PM10 (In copertina una foto di GardaPost.it).
Niente limitazioni nel Lodigiano
Nonostante i modelli meteo di ARPA Lombardia avessero previsto il peggioramento, la Regione ha deciso di non intervenire. L’algoritmo che regola le misure emergenziali ha escluso Lodi, Milano e Cremona, attivando le limitazioni solo nel Pavese.
Nel Lodigiano, però, la situazione rimane critica. Nel mese di novembre gli allevatori svuotano le cisterne prima del blocco invernale, queste operazioni però – come sottolinea Legambiente – vengono svolte senza interramento immediato e senza alcun vincolo, anche in giornate ad alto rischio smog.
L’algoritmo regionale
Le misure temporanee di contenimento non sono state attivate. L’algoritmo regionale ha escluso le tre province sopra citate, disponendo quindi il blocco solo nel Pavese, come riportato da Prima Pavia. Nessuna azione, quindi, per tutelare i cittadini lodigiani, che continuano a respirare aria insalubre. Secondo Legambiente, le misure emergenziali potrebbero essere utili, ma solo se attivate al momento giusto. Intanto, nel Lodigiano, le centraline segnalano sforamenti continui e la qualità dell’aria peggiora.
“L’inquinamento da polveri sottili è un fenomeno che nessuno in Europa conosce meglio dei lombardi, che vivono nella pianura più colpita e per la quale l’emergenza smog è un appuntamento ricorrente in ogni stagione fredda. Le misure di emergenza potrebbero essere d’aiuto, se venissero attivate al momento giusto e non solo quando è troppo tardi per prevenire l’accumulo di inquinanti. Eppure, nonostante il grande attivismo e le azioni lobbistiche per ottenere deroghe alla normativa europea in materia di inquinamento, la Lombardia certifica sistematicamente la propria impotenza e incapacità, non solo nell’impostare misure di carattere strutturale nel settore dei trasporti stradali e nella riduzione del numero di animali allevati, ma anche di gestire gli episodi acuti di inquinamento atmosferico, confermando con ciò il proprio disinteresse per la salute dei cittadini.” dichiara Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia.