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Festival della Fotografia Etica: 29mila presenze e un successo che parla al territorio

Chiusa la 16ª edizione con numeri da record, coinvolgimento delle scuole e nuove prospettive per il futuro. Il direttore Prina: “Un progetto culturale che cresce e unisce”

Festival della Fotografia Etica: 29mila presenze e un successo che parla al territorio

Giunge al termine la 16esima edizione dell’evento più atteso di tutta la comunità lodigiana e non solo. A Lodi, il Festival della Fotografia Etica anche questa volta conquista il pubblico, riscontrando un successo clamoroso e senza precedenti, unendo gli spettatori attraverso la visione delle mostre, gli allestimenti e i percorsi visivi meticolosamente organizzati. Un successo che conferma il ruolo centrale della manifestazione nel panorama culturale.

Festival della Fotografia Etica

Un’organizzazione solida e ben strutturata, che può dirsi soddisfatta per l’affluenza registrata: anche quest’anno, numerosi visitatori hanno scelto di partecipare a un progetto culturale che, edizione dopo edizione, si impegna ad ampliare l’idea di inclusione, coinvolgendo spazi diffusi sul territorio provinciale e limitrofo, mantenendo al tempo stesso un prezzo accessibile a tutti.

Sono circa 29mila i biglietti venduti in questa sedicesima edizione — ben 4mila in più rispetto alle previsioni del direttore Alberto Prina, che si dichiara estremamente soddisfatto. Un risultato che premia un lavoro meticoloso costruito nel tempo e conferma la forza di un progetto culturale capace di coinvolgere adulti e bambini di ogni età.

Studenti in prima fila

Immancabile la presenza delle istituzioni. Circa 5mila studenti hanno preso parte all’evento, con una crescita esponenziale anche nella partecipazione delle scuole provenienti da altre località. Un risultato favorito anche dall’efficienza del sistema ferroviario, che ha reso l’accesso più semplice e capillare.

Questo traguardo rappresenta solo l’ennesimo trampolino di lancio per l’evento, che viene costantemente ampliato e personalizzato per rispecchiare al meglio le tematiche importanti dei nostri tempi. Sono già molti i progetti che circolano nell’aria per le edizioni future, come confermato dal direttore del Festival, Alberto Prina, durante un’intervista rilasciata alla redazione di Prima Lodi.

Direttore del Festival della Fotografia Etica – Alberto Prina

Le dichiarazioni del Direttore Alberto Prina

1. Qual è il bilancio complessivo di questa 16ª edizione del Festival? I numeri hanno confermato le aspettative?

Sì, le hanno di molto superate. Noi prevedevamo venticinquemila visitatori, invece sono stati ventinovemila. È stato un successo enorme, oltre ogni previsione, specialmente per quanto riguarda i numeri. Siamo davvero contentissimi.

2. Quali sono stati, secondo lei, i momenti più significativi o le mostre che hanno riscosso maggiore interesse da parte del pubblico?

Una mostra che ha riscosso grandissimo successo è stata quella sui trent’anni dalla fine della Jugoslavia. Poi le mostre del concorso internazionale World Report Award, ospitate a Palazzo Barni, hanno avuto tantissimi visitatori. Per la prima volta abbiamo utilizzato un sistema di proiezioni multischermo alla Banca Centro Padana, che ha ricevuto molti complimenti: è stata una novità che sicuramente manterremo.

Grande soddisfazione anche per la riapertura della Chiesa del Carmine, chiusa da anni, resa possibile grazie alla collaborazione con la Diocesi. A Lodi, queste tre sono state le novità più evidenti. Infine, la nuova sede al coperto di Montanaso Lombardo ha avuto tantissimi visitatori. Per la prima volta abbiamo registrato presenze da moltissimi comuni, non solo dal Lodigiano ma anche da Milano.

3. Avete registrato un aumento di presenze rispetto all’edizione precedente?

Sì, assolutamente. I dati che abbiamo al momento riguardano i biglietti, ma il numero di visite alle singole mostre lo avremo più avanti. Con l’abbonamento, è facile che un utente visiti più esposizioni. Il dato certo è che le persone venute al Festival sono ventinovemila.

4. Come ha risposto il territorio, in particolare la città di Lodi e i comuni coinvolti, all’offerta culturale del Festival?

Benissimo. Non abbiamo ancora i dati specifici per Lodi, ma stimiamo una partecipazione intorno alle quattromila-cinquemila persone. È una stima approssimativa, ma la risposta è stata davvero numerosa.

5. Il Festival ha sempre puntato sull’impegno civile e sull’inclusione. Quali progetti o percorsi hanno avuto maggiore impatto quest’anno?

Direi quelli di Palazzo Barni. Non c’è stata una singola mostra che ha attirato più attenzione delle altre, ma sicuramente Gaza ha ricevuto tantissima attenzione. Tutte le esposizioni del concorso internazionale, che quest’anno compiva quindici anni, hanno avuto grande riscontro.

6. Come avete coinvolto le scuole, le associazioni e i giovani del territorio?

Il coinvolgimento è aumentato moltissimo: siamo arrivati quasi a cinquemila studenti. Abbiamo notato una forte crescita nella partecipazione da fuori provincia. Non abbiamo ancora dati precisi, ma sono venuti da Lecco e da molte altre località. Il sistema ferroviario ha reso tutto più accessibile. Probabilmente circa la metà degli studenti proveniva da istituti non del territorio.

7. State già lavorando alla prossima edizione? Ci sono idee o temi che vorreste esplorare nel 2026?

Non ci siamo ancora dati obiettivi precisi, ma stiamo già lavorando sui bandi e sulle logiche organizzative. Stiamo cercando di capire come gestire al meglio un afflusso così importante: ventinovemila-trentamila persone sono davvero tante, anche dal punto di vista logistico. Un tema fondamentale sarà quello dei lavori alla Cavallerizza, che speriamo di avere completamente a disposizione per la prossima edizione. Ampliare gli spazi sarà cruciale per accogliere più spettatori. È un progetto in attesa di realizzazione da parte del Comune.

8. Quali sono le sfide principali che vi aspettate per il futuro, sia dal punto di vista organizzativo?

Dal punto di vista organizzativo, la sfida principale sarà avere più spazi. Vogliamo strutturarci in modo più organizzato e lavorare con maggiore anticipo. Ora stiamo riflettendo su cosa migliorare: c’è un lungo lavoro di analisi su ciò che è stato fatto. Ma sicuramente avere una sede in più sarà fondamentale.

9. C’è un messaggio che vuole lasciare alla comunità lodigiana dopo questa edizione?

Credo che il Festival possa essere uno strumento fondamentale per promuovere la città di Lodi. Può raggiungere un numero di utenti tale da permettere una crescita incredibile, non solo culturale ma anche turistica. Quest’anno abbiamo coinvolto Montanaso, Melegnano e altri comuni. Sarebbe importante lavorare insieme alla Provincia per costruire una visione culturale che abbracci tutto il territorio, non solo la città. Questo aumenterebbe le visite e darebbe un’identità più ampia e condivisa.