Stanziati oltre 1 milione e 133mila euro per la bonifica dell’area che comprende l’ex Saronio, sito industriale dismesso situato a Riozzo di Cerro al Lambro, noto per il suo passato legato alla produzione di armi chimiche (durante la Seconda guerra mondiale, impianto militare destinato all’esercito di Mussolini).
Il sito, successivamente utilizzato come poligono di tiro da parte dell’esercito e poi completamente abbandonato negli anni Ottanta, è oggi al centro di un complesso dibattito sulla bonifica ambientale dell’area.
Sito dell’ex Saronio
Dopo anni di dibattiti e innumerevoli cambiamenti sul futuro dell’ex impianto militare, arrivano oggi gli stanziamenti per la bonifica dell’intera area. Un traguardo importante per tutto il territorio provinciale, sia di appartenenza che confinante, come la provincia di Lodi.
Stanziati inizialmente 750 mila euro, poi diventati 1,13 milioni, che però non serviranno per una bonifica vera e propria — come sottolineato dal sindaco di Cerro al Lambro, Gianluca Di Cesare — ma per la demolizione degli edifici pericolanti, la rimozione dei rifiuti e il piano di caratterizzazione ambientale.
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Le interlocuzioni con il Ministero della Difesa procedono su due canali, ma i ritardi sono legati a limiti organizzativi. Il sito militare è di competenza del Comune di Cerro al Lambro, mentre il compendio generale vede Melegnano come Comune capofila.
Incontro con Valentina Barzotti e Ilaria Fontana
Questo cambio di rotta e l’arrivo di nuove risorse da parte del Comando dell’Esercito per il piano di caratterizzazione ambientale dell’area ex Saronio sono stati comunicati durante l’incontro pubblico svoltosi venerdì 17 ottobre 2025.
L’avvio operativo è previsto tra la seconda metà del 2026 e il 2027. L’incontro, promosso dalle Onorevoli Barzotti e Fontana, ha confermato l’urgenza dell’intervento e il coinvolgimento diretto delle istituzioni regionali e militari.
Di seguito l’intervista integrale rilasciata dal Sindaco del comune di Cerro al Lambro – Gianluca Di Cesare – alla redazione di Prima Lodi.
Le parole del Primo Cittadino
Cosa ha sbloccato l’incremento dei fondi per l’ex Saronio?
Diciamo che la sensazione è che la disponibilità dei fondi non sia mai stata un problema insormontabile per l’esercito. Rispetto allo stanziamento storico di due-tre anni fa, che aveva messo a disposizione più di settecentocinquantamila euro, c’è stata l’esigenza — e l’esercito chiaramente ne era consapevole — di procedere con l’adeguamento prezzi. L’aumento prezzi, per i lavori che sono in giro, riguarda proprio questo. Anche il nuovo codice degli appalti ha sdoganato questo concetto, legato al fatto che il mercato può introdurre variazioni anche consistenti. Da uno stanziamento storico di più di 750mila euro a questo aggiornamento di 1 milione 133mila euro, stiamo parlando di più di 350mila euro. Quindi, un conferimento di risorse incrementale di circa il cinquanta per cento, poco meno.

Quali sono i tempi previsti per l’avvio effettivo della bonifica?
Dall’articolazione degli stanziamenti del 2026 e del 2027 riusciamo a capire che l’inizio di questi interventi — vale a dire la demolizione degli edifici che sarà necessario demolire (nessuno di questi è sottoposto a vincolo da parte della Soprintendenza) — e la rimozione delle macerie, cioè la fase successiva alla caratterizzazione, presumibilmente comincerà nella parte finale dell’anno prossimo, dopo l’estate del 2026. La bonifica vera e propria bisognerà capire di che tipologia dovrà essere e quale sarà l’entità economica. Attualmente sono stati finanziati: demolizione edifici, rimozione rifiuti e piano di caratterizzazione.
La caratterizzazione darà informazioni precise sullo stato di gravità dell’inquinamento, sulla tipologia degli inquinanti. A quel punto sarà possibile avere un quadro economico più preciso, anche dal punto di vista delle strategie di bonifica. Venti-trent’anni fa la strategia operativa più consueta era quella dello sbancamento vero e proprio, rimozione di spessori rilevanti di terre contaminate. Adesso si procede con lo scorticamento, vale a dire con una rimozione che definire superficiale sarebbe improprio, perché si tratterebbe di asportare anche nello scorticamento un metro, un metro e mezzo di terra. Da queste scelte operative dipenderà chiaramente l’importo della bonifica.

A quanto ammontano complessivamente i fondi stanziati per la bonifica dell’area e come verranno impiegati nelle diverse fasi del progetto?
I fondi stanziati per la bonifica dell’area non ci sono ancora, proprio perché non si sta ancora parlando di bonifica. In questo momento i fondi sono stanziati per poter caratterizzare l’area. Dovendo demolire degli edifici sotto i quali bisognerà andare a caratterizzare — cosa che deve essere fatta obbligatoriamente perché alcuni edifici sono pericolanti — rimozione e caratterizzazione: oltre un milione e centomila euro.
Quali interlocuzioni sono in corso con il Ministero della Difesa e quali ostacoli restano da superare?
Le interlocuzioni in corso sono sia con il comando dell’esercito, titolare istituzionale dei rapporti con il Comune, sia con il terzo reparto infrastrutture, che ha in carico le infrastrutture dell’esercito in Regione Lombardia. Quindi abbiamo un doppio canale: il comando dell’esercito e il terzo reparto infrastrutture. Gli ostacoli da superare non sono tanto di ordine economico, ma più che altro di ordine organizzativo. Il reparto infrastrutture gestisce un numero estremamente cospicuo di siti militari, con diversi fronti emergenziali. La grande complessità per l’esercito è soprattutto una complessità di ordine organizzativo, legata alla capacità operativa di bandire gare, portarle a termine e dare esecuzione.

Posso presumere che, essendo un’espressione della pubblica amministrazione, l’esercito patisca difficoltà riconducibili al fronte della pubblica amministrazione: difficoltà di risorse organizzative, di numeri, di persone che lavorano rispetto alle esigenze innumerevoli. Talvolta possono produrre dei ritardi. Questa presa d’atto dei ritardi oggettivi da parte dell’esercito si è trasformata in una priorità che nei prossimi mesi dovrà essere perseguita. Questo stanziamento pronto di risorse aggiuntive lascia intravedere un’assunzione di consapevolezza che i tempi non sono più differibili. Nel quadro di risorse organizzative che non sono mai abbondanti — a volte anche molto scarse — per il sito di Riozzo si intravede una priorità da parte dell’esercito. Questo lascia molto ben sperare.
Si è parlato anche di Melegnano, c’è un coordinamento tra i Comuni per affrontare le bonifiche?
Il sito militare dell’esercito è una parte del compendio dell’ex Saronio. Stiamo parlando di un’area estremamente vasta, che ha almeno i nove decimi nel territorio del Comune di Melegnano, e la parte residuale nel Comune di Cerro al Lambro. Il sito complessivo Saronio vede il Comune di Melegnano come capofila. Si sta procedendo con la procedura per la caratterizzazione, con conferenza di servizi con Regione Lombardia. È in atto un coordinamento fra i Comuni.

In caso di ritardi o nuovi ostacoli, il Comune è pronto a sollecitare ulteriori interventi?
I ritardi che riguardano il compendio generale vedranno il Comune di Melegnano come capofila e il Comune di Cerro al Lambro come partner in subordine. Per quanto riguarda il sito militare, quel sito è stralciato e vede il Comune di Cerro al Lambro capofila di se stesso. In caso di ritardi, le pressioni andranno avanti. L’amministrazione ha un canale diretto con l’esercito, e quindi come in tutti i casi in cui i tempi non vengono rispettati, il Comune esercita delle pressioni. Sono pressioni con cui si riporta anche l’esigenza della comunità di avere una sistemazione di questo sito. Questo sito si deve trasformare — e questo è percepibile nel vissuto collettivo della gente di Cerro al Lambro e di Riozzo — c’è l’esigenza che quel sito possa diventare un luogo in cui le persone possano accedere, vivere la propria dimensione collettiva. In questi anni sono stati fatti anche lavori di ricostruzione storica della Saronio. È un oggetto di indagine che ha interessato anche molti giornalisti, che hanno fatto ricostruzioni storiche sulla famiglia Saronio oltre che sul sito. È una parte storica ben delineata. È anche la storia di un’industrializzazione, soprattutto di regime.