Siccità dell'Adda, danni per almeno 500 milioni di euro
A rischio , ha affermato la Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, ci sono oltre centomila ettari coltivati lungo il fiume Adda.
A rischio , ha affermato la Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, ci sono oltre centomila ettari coltivati lungo il fiume Adda.
Lungo l’Adda danni per almeno 500 milioni di euro
"Nelle nostre campagne la situazione è gravissima, perché le colture primaverili necessitano proprio adesso del massimo apporto idrico. Per questo riteniamo decisamente prematura la riduzione della portata d’acqua pianificata per i prossimi giorni dall’Autorità di bacino del lago di Como. L’attuale livello del Lario, infatti, consentirebbe di mettere a disposizione della nostra agricoltura le necessarie risorse idriche”.
Alessandro Rota, presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, commenta così la decisione dei responsabili della gestione del lago di Como e dei laghi minori di ridurre drasticamente la portata dell’acqua lungo l’asta dell’Adda.
A rischio – precisa la Coldiretti interprovinciale – ci sono oltre centomila ettari coltivati lungo il fiume Adda, con un danno diretto alla cerealicoltura rimasta senz’acqua per irrigare calcolato in almeno 500 milioni di euro, senza contare gli effetti sull’indotto. “In un contesto così critico – spiega il presidente Alessandro Rota – nel quale non si prevedono a breve precipitazioni consistenti, vanno garantite le portate necessarie”, anche perché con l’arrivo di Scipione, l’anticiclone subtropicale che nei prossimi giorni farà impennare i termometri, la situazione diventerà ancora più problematica.
E’ inoltre indispensabile – continua la Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza – assicurare l’immissione di acqua dai bacini idroelettrici sopra il Lario.
No al taglio dell’acqua dal lago di Como
“In occasione dei tavoli regionali – spiega il presidente Rota – si era assicurato l’impegno a garantire l’apporto di acqua dagli invasi alpini tramite i produttori idroelettrici, ma le promesse sono state disattese”.
“Solo grazie all’impegno degli agricoltori e alla rinuncia dell’uso irriguo dell’acqua durante i mesi di aprile e maggio – afferma il presidente della Coldiretti interprovinciale - è stato possibile portare il livello del lago di Como da meno 37 centimetri a più 60, facendo scorta idrica per averla a disposizione adesso, ma ad oggi ne è stata utilizzata solo la metà. Ecco perché è prematuro chiudere l’emissione dal lago, ma anzi bisogna fare tutto quanto è possibile per garantire l’irrigazione in queste settimane di massimo fabbisogno. Teniamo anche conto – prosegue Alessandro Rota - che la stagione irrigua è iniziata a fine maggio ma fino a pochi giorni fa non è stato possibile utilizzare l’acqua per irrigare perché è andata tutta a rimpinguare le falde, che erano ormai ai minimi storici, con un vantaggio per tutta la collettività.”
“Ora che avremmo la possibilità di procedere con la prima irrigazione – conclude il presidente Rota della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza – ci troviamo di fronte a scelte irrispettose del settore primario. Sono bruciati i prati stabili ed è calata la produzione dei cereali autunno-vernini, e dopo questi sacrifici l’acqua ci viene negata ancora: un danno doppio per le imprese agricole. Chiediamo subito un intervento per accelerare lo svaso dai bacini alpini. Detto ciò i danni che si profilano per l’agricoltura rendono imprescindibile la richiesta dello stato di calamità, anche perché andremo sicuramente incontro a gravi problemi per l’approvvigionamento alimentare del nostro Paese”.