"A breve Lodi messa in quarantena", ma il medico smentisce la fake news su WhatsApp AUDIO E VIDEO
Non è finita: Burioni vs una collega del Sacco e il sindaco in tv che rivela "Sono finiti i tamponi!".
(ACCENDI L'AUDIO E ASCOLTA IL MESSAGGIO WHATSAPP E LA RISPOSTA DEL MEDICO)
Botta e risposta. Nella giornata di oggi, domenica 23 febbraio 2020, ha cominciato a diffondersi su WhatsApp un audio con al centro la città di Lodi in relazione all'emergenza Coronavirus. Ma non era vero: era una fake news. O almeno così ha smentito il diretto interessato, un medico dell'ospedale cittadino.
"A breve Lodi messa in quarantena"
Nella traccia rimbalzata in un attimo da un telefonino all'altro, una donna racconta:
Il dottor Francesco Tursi che è pneumologo dell'ospedale di Lodi ed è anche il medico di riferimento del Fanfulla ci ha appena detto che sono arrivati gli esiti di tutti i tamponi che hanno mandato al Sacco nella notte e a Lodi ci sono un sacco di casi, per cui a breve sarà messa in quarantena anche la città, probabilmente, per cui consigliava di stare tutti in casa.
Smentita la fake news su WhatsApp
Il medico ha affidato al proprio profilo Facebook la smentita:
Voglio smentire un'audio di WhatsApp che sta circolando in rete e fa affermazioni col mio nome delle quali io mi estraneo, perché tra l'altro io non so cosa sta succedendo all'ospedale di Lodi in questo momento, lo saprò domattina quando andrò al lavoro. Faccio questo per dirvi che purtroppo questo audio mi sta mettendo in difficoltà e quindi smentitelo tranquillamente e aiutatemi a smentirlo.
Quindi nessuna quarantena, almeno per il capoluogo della provincia nella quale c'è al momento una zona rossa (10 Comuni, 50mila abitanti) con 500 uomini delle Forze dell'ordine a presidiare ben 43 varchi dai quali nessuno può più entrare o uscire su disposizione del Governo.
Non l'unico botta e risposta del giorno: c'è anche Burioni
Ma non è stato l'unico botta e risposta della giornata. A distanza il dibattito ha visto protagonisti anche Maria Rita Gismondo, direttore responsabile di Macrobiologia clinica al Sacco di Milano, e il noto infettivologo Roberto Burioni.
La prima ha affidato al proprio profilo Facebook questo sfogo, al termine di ore ed ore di lavoro senza sosta:
Mio bollettino del mattino. Il nostro laboratorio ha sfornato esami tutta la notte. In continuazione arrivano campioni. A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così. Guardate i numeri. Questa follia farà molto male, soprattutto dal punto di vista economico. I miei angeli sono stremati. Corro a portar loro la colazione. Oggi la mia domenica sarà al Sacco. Vi prego, abbassate i toni! Serena domenica!.
Burioni sul sito Medical Facts, ha commentato:
Sì, niente panico, ma anche niente bugie. Qualcuno, da tempo, ripete una scemenza di dimensioni gigantesche: la malattia causata dal coronavirus sarebbe poco più di un'influenza. In questo momento in Italia sono segnalati 132 casi confermati e 26 di questi sono in rianimazione (circa il 20%). Sono numeri che non hanno niente a che vedere con l'influenza (i casi gravi finora registrati sono circa lo 0,003% del totale). Questo ci impone di non omettere nessuno sforzo per tentare di contenere il contagio.
Il sindaco di Bertonico: "Finiti i tamponi!"
Il medico famoso per la sua sferzante critica contro gli approcci pseudoscientifici (No Vax in testa) è stato anche ospite questa sera a Che tempo che fa, e proprio durante il suo intervento c'è stato anche un imprevedibile fuori programma. Angelo Chiesa, sindaco di Bertonico, nel Lodigiano, collegato telefonicamente, ha rivelato a sorpresa d'aver richiesto di poter effettuare il test, ma gli sarebbe stato risposto: "Non abbiamo più i tamponi!".
A quel punto la redazione del programma ha rintracciato l'assessore regionale Giulio Gallera, che ha spiegato:
"Tamponi ce ne sono, ne abbiamo ordinati molti altri, ma il punto è che proprio da oggi abbiamo deciso di cambiare approccio. Quando i casi cominciano a diventare molti, ha senso fare il tampone su una persona con sintomi evidenti compatibili con la malattia. Quindi, anche chi è entrato in contatto con persone che poi sono risultate contagiate, deve tenersi monitorato: il test del tampone scatta all'insorgere dei primi sintomi".
Secondo Burioni, anche con 37.5 di febbre il tampone andrebbe immediatamente eseguito.