Occupazione femminile: i dati sono davvero allarmanti

In Italia fare le madri e lavorare è complicato: la denuncia di Patrizia Baffi, consigliera regionale Pd.

Occupazione femminile: i dati sono davvero allarmanti
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In Italia fare le madri e lavorare è complicato.

Occupazione femminile: dati allarmanti

Tasso di occupazione femminile tra i più bassi d’Europa, con il 48,8%, abbandono del lavoro che si pone agli stessi livelli, media di figli per donna ferma a 1,3: in Italia fare le madri e lavorare è complicato. I dati Eurostat parlano chiaro: il 40,8% delle ex lavoratrici dichiara di aver interrotto l’attività per prendersi cura dei figli e circa il 5,6% per dedicarsi alla famiglia. Eurostat dice anche che negli Stati dove le politiche per la famiglia sono priorità, il tasso molto alto di occupazione delle donne (Svezia 74,6%, Norvegia 71,9%) viaggia di pari passo con quello di natalità: Svezia 1,85 figli, Norvegia 1,72. E non è certo un caso, se si guardano i numeri della Lombardia.

La denuncia di Baffi

“La nostra regione, dove i bambini tra zero e 2 anni sono 237.694 e i posti in asilo nido 60.439, ha una copertura di 25,4 posti in asilo nido ogni 100 bambini. Molto più bassa la percentuale di Lodi che, con 5.729 bambini a fronte di 967 posti, si attesta al 16,9. Ma l’Obiettivo di Lisbona, accordo ratificato da tutti gli Stati europei, prevedeva 33 posti ogni 100 bimbi da raggiungere entro il 2010 – denuncia Patrizia Baffi, consigliere regionale del PD –. La Regione si è sempre limitata ad adottare misure complementari, come ‘nidi gratis’, rispetto a quelle statali, senza aumentare la rete di offerta dei servizi all’infanzia, oggettivamente sottodimensionata, che non supporta pienamente la conciliazione degli orari di vita e lavoro e non offre opportunità di crescita educativa e di relazione a tutti i bambini. Nidi gratis sono un pezzo della risposta che la Regione mette in campo grazie anche a finanziamenti europei, ma dobbiamo fare molto di più. Potremmo pensare a un piano di diffusione dei servizi all’infanzia da considerarsi servizio educativo a domanda collettiva e a supporto delle donne che lavorano. Perché sono proprio l’alto costo dei nidi e la mancanza di strutture a portata di mano che fanno da deterrente al rientro al lavoro”.

Infine, conclude il consigliere Pd:

Dal 2019 le donne non hanno neanche più il sostegno del bonus baby sitter e del buono asilo nido, tolti a inizio anno dal vecchio Governo. In attesa dei provvedimenti di quello appena insediatosi, come Regione dobbiamo sostenere gli enti locali nello sforzo di incremento di nuovi posti”.

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