POLITICA

Baffi: “Il decreto Cura Italia non riconosce i sacrifici della ex Zona rossa”

"Rammarico per il mancato riconoscimento del grande impegno e dei grandi sacrifici."

Baffi: “Il decreto Cura Italia non riconosce i sacrifici della ex Zona rossa”
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"Rimane il rammarico per il mancato riconoscimento del grande impegno e dei grandi sacrifici, soprattutto economici, compiuti dalla ex Zona rossa della Bassa."

Il comunicato del consigliere regionale Baffi

“Pur consapevole che con questo decreto il Governo ha fatto il massimo sforzo economico possibile in questa difficile fase, rimane il rammarico per il mancato riconoscimento del grande impegno e dei grandi sacrifici, soprattutto economici, compiuti dalla ex Zona rossa della Bassa. Per oltre 15 giorni siamo rimasti del tutto isolati dal resto del Paese, con grave nocumento per le imprese del nostro territorio, ma il nuovo decreto non riconosce specificamente alla nostra zona alcuna forma di ulteriore indennizzo rispetto a quanto già definito dal precedente provvedimento del 2 marzo scorso.

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Ad esempio, alle partite IVA viene riconosciuto solo un indennizzo di poche centinaia di Euro. Ciò che chiedo non è certo un sussidio più robusto: qui siamo abituati a cavarcela da soli, ma pur sempre dentro un patto sociale Stato-contribuenti sano e lineare. Alle partite IVA serve la cancellazione dei tributi fiscali dovuti durante il periodo dell’emergenza, che è stato decretato debba essere di inattività forzata: per questo, moltissimi non potranno fatturare e nulla lascia pensare che il 31 maggio potranno pagare quelle tasse che finora sono state solo sospese. La verità – purtroppo – è che quei soldi molte partite IVA non li avranno mai. Per cui, se è stato d’eccezione per i contribuenti autonomi, tecnicamente impossibilitati a lavorare dalla crisi sanitaria, dev’esserlo anche per lo Stato.”, continua il Consigliere Baffi.

Sono fiduciosa che – così come promesso – venga presto emanato un altro decreto, che possa vedere riconosciuti i sacrifici che la ex Zona rossa della Bassa ha vissuto per prima e che ora, comunque, proseguiranno, così come avviene nel resto del Paese.” conclude Patrizia Baffi.

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