Pensavano fossero chiodini e invece erano velenosi: padre e figlie all'ospedale

E' sempre alto il pericolo di intossicazione per l'assunzione di funghi tossici.

Pensavano fossero chiodini e invece erano velenosi: padre e figlie all'ospedale
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E' un problema che spesso viene sottovalutato ma che ad ogni stagione di funghi si ripresenta: l'intossicazione per assunzione di funghi velenosi, simili a quelli commestibili ma molto più pericolosi.

Padre e figlie all'ospedale

L'unica ad essersi salvata dal grave malore generato dall'assunzione di funghi velenosi è stata la mamma, moglie dell'uomo che ha raccolto amanita falloide pensando di portarsi a casa un bel cestino di chiodini. All'apparenza in effetti i due funghi potrebbero sembrare simili in base ai colori, ma in realtà si tratta di due sostanze ben differenti.

Nella giornata di lunedì 28 ottobre 2019 il padre di famiglia, 63enne di San Giuliano (Mi), è tornato da una passeggiata nel bosco con un po' di quelli che credeva essere chiodini, e li ha consegnati alla moglie così che potessero essere cucinati per la cena, e così è stato. Nella mattinata di martedì, però, il padre e le due figlie di 13 e 18 anni hanno iniziato ad accusare forti mal di stomaco, con conati di vomito e diarrea. La situazione è parsa tanto critica da dover necessariamente essere trasportati in ospedale: la mamma, l'unica a non aver mangiato i funghi la sera prima e l'unica a stare bene, ha così accompagnato l'intera famiglia in pronto soccorso di Vizzolo.

Il sospetto confermato: funghi velenosi

Al loro arrivo in ospedale, appreso che la donna era stata l'unica a non aver mangiato i funghi, i medici hanno richiesto i resti dei funghi della sera prima per accertare di cosa si trattasse ed è così che gli esperti del centro antiveleni hanno scoperto di avere in mano dell'amanita falloide, specie velenosissima e mortale facilmente trovabile nei nostri boschi.

Prognosi riservata

Il padre e le due figlie sono stati ricoverati in medicina e in pediatria e per 72 ore la loro prognosi rimane riservata con un'alimentazione a base di carbone e liquidi ogni 5 ore, con costanti controlli del fegato. Seppur il peggio sembra essere passato il pericolo non è ancora scampato.

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