SOLIDARIETA'

L'Associazione Orsa Minore di Lodi e l'importante compito di aiutare le donne vittime di violenza

La Fondazione Comunitaria della provincia di Lodi ha donato un contributo pari a 8.800 euro.

L'Associazione Orsa Minore di Lodi e l'importante compito di aiutare le donne vittime di violenza
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La Fondazione Comunitaria della provincia di Lodi ha donato un contributo pari a 8.800 euro.

Il centro antiviolenza dell'Associazione Orsa Minore di Lodi

Una delle realtà di cui si parla ancora troppo poco sono i centri antiviolenza. Realtà di cui fa parte l’Associazione Orsa Minore di Lodi, attualmente unico centro antiviolenza accreditato per tutto il territorio della provincia lodigiana, che nel 2019 è stato classificato come miglior centro antiviolenza del nord Italia, e che da sempre collabora con Fondazione Comunitaria della provincia di Lodi per i suoi progetti.

“Noi siamo un’associazione ODV, completamente al femminile per statuto nazionale. – spiega Paola Metella, presidente dell’associazione – Siamo nate nel 2010, e abbiamo circa una trentina di socie. Nel nostro operare sul territorio ci avvaliamo dell’aiuto di libere professioniste, avvocate, psicologhe, dottoresse, tutte formate per lavorare con donne vittime di violenza”.

L’associazione possiede tre sportelli sul territorio: uno in città a Lodi e due nella bassa lodigiana a Codogno e Casale.

Le difficoltà dello sportello all'epoca del Covid

“Avere uno sportello nella primissima zona rossa non è stato facile, per fortuna però siamo riuscite ad organizzarci fin da subito per esserci da remoto. Ciononostante il lock down ha aumentato considerevolmente il numero dei casi di violenza. Si pensa sempre che la violenza sia qualcosa che arriva dallo sconosciuto, ma la maggior parte delle volte è domestica. Perciò molte donne si sono ritrovate chiuse in casa con il proprio maltrattante”.

Violenze in aumento

L’attività di un centro antiviolenza si articola in più fasi, quella iniziale è il contatto, ovvero la segnalazione, che può essere fatta dalle vittime, ma anche da terze parti come familiari, amici, o personale medico. Solo una parte però di questi, si trasformano in accoglienze, ovvero di donne che iniziano ad essere seguite all’interno dei centri antiviolenza. Nel momento in cui la situazione della donna viene giudicata ad alto rischio, si procede ad allontanarla dall’abitazione, in attesa dell’ordine restrittivo.

“Dal 1 gennaio a fine agosto i contatti che abbiamo avuto sono 160. – racconta Paola – Di questi 110 si sono trasformati in accoglienze, tra cui 85 hanno iniziato il percorso di allontanamento dalla violenza con la psicologa e 6 sono state messe in protezione. Nel 2019 i contatti erano stati 240 in tutto l’anno. Quindi c’è stato un netto incremento”.

Le Reti territoriali antiviolenza

Il funzionamento dei centri antiviolenza in Lombardia è regolato grazie alle Reti territoriali antiviolenza, di cui fanno parte i centri, ma non solo. Anche le strutture ospedaliere, le istituzioni, le forze dell’ordine e tutti gli enti il cui contributo può essere importante per segnalare un episodio di violenza, e far entrare in funzione la macchina dell’emergenza.

“È importante che ci sia una formazione trasversale riguardo a come poter riconoscere, segnalare e gestire un episodio di violenza, per questo uno dei nostri compiti è anche quello di formare gli operatori della rete. Oltre all’importante lavoro di sensibilizzazione nelle scuole”.

In questa operazione Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi ha sempre avuto un ruolo fondamentale: “Grazie a Fondazione – continua Paola – siamo riusciti ad organizzare i nostri corsi, e ad entrare negli istituti del territorio. Fino all’anno scorso riuscivamo a raggiungere circa 3mila studenti all’anno”.

L'importante ruolo della Fondazione Comunitaria della provincia di Lodi

Durante l’emergenza sanitaria però il ruolo di Fondazione Comunitaria della provincia di Lodi è stato ancora più determinante, donando all’associazione un contributo pari a 8.800 euro.

“Grazie a loro siamo riusciti a sostenere le spese straordinarie dovute all’allontanamento di una donna ad alto rischio che aveva necessità di essere spostata in una struttura fuori dal nostro territorio non convenzionata, richiedendo quindi dei costi extra, che grazie al contributo di Fondazione abbiamo potuto coprire. Inoltre hanno finanziato i lavori per sistemare e sanificare i nuovi locali che ci sono stati donati dal comune di Lodi, per continuare la nostra azione anche in presenza. La nostra sede precedente infatti non ci permetteva in alcun modo di accogliere le donne rispettando il distanziamento sociale richiesto. Infine siamo riusciti ad acquistare un nuovo computer che utilizzeremo per continuare a distanza i nostri tre gruppi di sostegno, del progetto “L’unione fa la forza”.

I gruppi offrono un supporto psicologico ulteriore alle donne che hanno subito atti di violenza sessuale, o alle mamme che hanno subito violenza e ai loro bambini, per i quali è stato avviato anche un corso di arte terapia. Il contributo di Fondazione ci garantisce la possibilità di continuare a mantenerli anche se a distanza” conclude Paola.

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