Evaso torna spontaneamente in carcere: fuga lampo per amore?

E' durata meno di 48 ore la fuga del marocchino evaso dal carcere di Lodi che ieri pomeriggio si è spontaneamente consegnato.

Evaso torna spontaneamente in carcere: fuga lampo per amore?
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Evaso torna spontaneamente al carcere di Lodi: è successo ieri pomeriggio, così come era scappato in totale autonomia è tornato.

Evaso torna al carcere di Lodi

Si è consegnato spontaneamente Mohamed El Madaoui, il 22enne spacciatore di origine marocchina che nella giornata di sabato, durante l'ora d'aria, ha scavalcato il muro del carcere della Cagnola facendo perdere ogni traccia. Secondo le prime indiscrezioni trapelate il giovane si sarebbe diretto a San Giuliano Milanese, a casa della sua compagna incinta, prossima al parto.

Breve trattativa

Pare che sia stata proprio la sua compagna a convincere il pusher a costituirsi e ripresentarsi spontaneamente presso la casa circondariale. Il giovane si è scusato ed è stato trasferito nel carcere milanese di Opera. La breve fuga ha però puntato l'attenzione su un problema che interessa in genere le condizioni delle carceri di tutto il Paese ma, nella fattispecie, quello di Lodi.

Il Sappe

Il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria aveva precedentemente denunciato, già nel mese di luglio 2017, le falle e le carenze di organico che impedivano alla realtà carceraria di Lodi di lavorare in maniera efficiente. Stando alle prime indiscrezioni non sarebbe entrato in funzione il sistema antiscavalcamento che, tramite sensori lungo i muri perimetrali del cortile del carcere, è deputato a lanciare l’allarme in caso di tentativo di fuga. L’ultima richiesta di potenziamento del personale rivolta la Ministero era partita da Lodi solo due giorni prima dell’evasione.

Sovraffollamento

Il ministero della Giustizia, da una rivelazione del 31 marzo, aveva registrato che presso la casa circondariale di Lodi anziché 45 detenuti, ve ne fossero 86, parliamo di quasi il doppio del massimo consentito. Il Sappe punta il dito contro il capo del personale dell’Amministrazione Penitenziaria, Pietro Buffa, sostenendo che l’uomo dovrebbe dimettersi considerando che conosceva questa carenza di organico a Lodi ma non avrebbe fatto nulla.

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