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Perdite di metano a Cavenago d’Adda: anche nel Lodigiano "C'è puzza di gas"

Rilevate emissioni anomale da infrastrutture del gas: la provincia di Lodi è una delle aree critiche nella mappa delle dispersioni in Lombardia

Perdite di metano a Cavenago d’Adda: anche nel Lodigiano "C'è puzza di gas"
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Nel Lodigiano, Legambiente ha rilevato emissioni anomale di metano da quattro impianti del gas a Cavenago d’Adda, con concentrazioni superiori ai livelli atmosferici normali. I dati, raccolti con un “naso elettronico”, evidenziano microperdite persistenti e sottolineano l’urgenza di controlli più rigorosi per tutelare clima e salute.

Anche nel Lodigiano "C'è puzza di gas"

Microperdite di metano lungo la rete del gas, anche in provincia di Lodi. È quanto emerge dai dati raccolti da Legambiente nel corso della quinta tappa lombarda della campagna nazionale “C’è puzza di gas – Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso”, svoltasi tra il 24 e il 26 giugno 2025. I rilievi, condotti con un sofisticato “naso elettronico”, hanno interessato 12 impianti in tre province (Cremona, Lodi e Pavia) e mettono in luce un quadro tutt’altro che rassicurante.

Quattro impianti sotto osservazione

Nel comune di Cavenago d’Adda sono stati monitorati quattro diversi impianti della filiera del gas: due stazioni di valvole, un impianto di regolazione e misura (REMI) e un pozzo produttivo attivo. I dati mostrano la presenza di concentrazioni di metano superiori ai livelli atmosferici normali (pari a circa 2 ppm), con rilevazioni comprese tra il livello basso e il medio.

In particolare, nella stazione di valvole di Caviaga, due dei tre elementi analizzati – tra flange e valvole – hanno mostrato concentrazioni medie comprese tra 100 e 1.000 ppm, classificabili come perdite di livello medio. Il terzo elemento ha registrato invece valori compresi tra 10 e 100 ppm (livello basso).

Anche il pozzo produttivo 043, sempre situato in località Caviaga, ha mostrato un rilascio di metano: l’unico elemento monitorato ha registrato una concentrazione di livello basso, ma comunque significativa se confrontata con i livelli atmosferici normali.

Nell’impianto REMI di Cavenago d’Adda, il “naso elettronico” ha rilevato concentrazioni anomale in due componenti: un gruppo di tre flange e una valvola, con una media di livello medio, e lo sfiato per venting, il quale ha registrato valori bassi ma costanti.

Infine, nella stazione di valvole adiacente all’impianto REMI, due ulteriori elementi sono stati monitorati: uno ha presentato valori medi di metano di livello basso, mentre il gruppo di flange e valvola ha evidenziato una concentrazione media di livello medio, confermando la presenza di rilasci significativi lungo la rete.

Dati sottostimati

Nel complesso del monitoraggio lombardo, che ha prodotto oltre 10.000 rilevazioni, il 52% dei valori ha mostrato concentrazioni basse di metano. Tuttavia, oltre il 65% dei punti analizzati ha superato le 10 ppm, cioè ben oltre la media naturale.

Secondo Legambiente, questi dati sono cautelativi, poiché gli operatori non hanno potuto accedere all’interno degli impianti e hanno misurato le emissioni da distanza. Se il monitoraggio fosse stato effettuato a un metro di distanza, nessun punto risulterebbe irrilevante, con un 7,6% delle rilevazioni classificabili come alte.

Allarme per clima e salute

"L’Italia è in ritardo nel taglio delle emissioni di metano, nonostante gli impegni presi con il Global Methane Pledge", dichiara Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente. "Senza un quadro normativo coerente e controlli rigorosi, rischiamo di vanificare gli obiettivi europei sulla decarbonizzazione".

Il metano è infatti un gas climalterante 86 volte più potente della CO₂ nei primi 20 anni e secondo l’IPCC è responsabile di oltre un terzo del riscaldamento globale. Le sue emissioni contribuiscono anche alla formazione dell’ozono troposferico, un inquinante pericoloso per la salute umana.

"La Lombardia è la regione italiana con il più alto consumo di energia da fonti fossili», avverte Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. «Nel Lodigiano, come nel resto della regione, è urgente avviare un piano di elettrificazione dei consumi domestici e industriali, fermando al più presto ogni nuova concessione per idrocarburi".