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L'appello di Donne Democratiche: "Cambiare cultura contro la violenza e i femminicidi"

L'appello di Donne Democratiche: "Cambiare cultura contro la violenza e i femminicidi"
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Femminicidi e violenza alle donne: la coordinatrice di Donne Democratiche della provincia di Lodi chiede un radicale cambio a livello culturale.

"Inizia la vittimizzazione secondaria"

Cambiare la cultura in modo radicale per prevenire femminicidi e violenze nei confronti delle donne. Questa la tesi di Valeria Menichini, coordinatrice Donne Democratiche della provincia di Lodi.

Menichini porta come esempio la morte di Sara Campanella, ottava vittima di femminicidio del 2025, come riporta anche News Prima uccisa a Messina alcuni giorni fa.

"Per Sara Campanella - afferma Menichini in una lettera aperta - inizia puntuale la vittimizzazione secondaria, dove la responsabilità viene spostata dal femminicida alla vittima, colpevole di non aver denunciato, di non aver colto i segnali, di non aver vagliato la gravità. ‘Lo aveva sottovalutato’, ‘Nonostante due anni di molestie, non lo aveva denunciato’. Noi donne dobbiamo imparare, sin da bambine, a schivare colpi, a destreggiarci tra una molestia e l'altra, tra un uomo che non accetta un rifiuto e un altro che non accetta la separazione".

Valeria Menichini (foto da Facebook)
Valeria Menichini (foto da Facebook)

Prosegue poi Menichini:

“Noi donne dobbiamo vigilare sia sui nostri comportamenti sia su quelli degli uomini, essere responsabili sia delle nostre azioni sia di quelle degli uomini. A lui rimane solo il ruolo di uomo deluso e innamorato che ha agito per ragioni sentimentali, un uomo che crede che l'amore di Sara fosse un suo diritto”.

“Cambiare il tipo di educazione”

Poi la tesi di Menichini riguardo la necessità di un cambio a livello culturale ed educativo:

“Questo è un destino che rimarrà tale fino a quando queste violenze si considereranno eventi isolati su cui invocare pene esemplari, mentre sono brutalità figlie di una cultura misogina che andrebbe decostruita con un altro tipo di educazione, e rimarranno inevitabili fino a quando un Governo che vede in media, ogni anno, 120 donne morire per mano di un uomo ritiene sia più necessario fare la guerra agli asterischi.

Aggiunge la coordinatrice di Donne Democratiche:

La violenza maschile contro le donne è un fenomeno strutturale che richiede determinazione e strumenti adeguati. Rafforzare le norme penali non basta: serve un cambiamento di cultura radicale. Le istituzioni devono fare di più contro la violenza di genere. Non c'è nessun arretramento nella cultura del possesso maschile, perché questo è il tema: abbiamo anche norme importanti che vanno ulteriormente rafforzate ma dobbiamo sconfiggere soprattutto una cultura. Non basta la repressione senza la prevenzione. Tra le iniziative da porre in atto subito c'è bisogno di educazione e di formazione specifica e di rendere obbligatoria l'educazione all'affettività nelle scuole”.

Una recente iniziative della Conferenza Donne Democratiche di Lodi (foto da Facebook)
Una recente iniziative della Conferenza Donne Democratiche di Lodi (foto da Facebook)

Le richieste a livello politico-amministrativo

“Come Conferenza delle Donne Democratiche della provincia di Lodi - conclude Menichini -, chiediamo la piena attuazione della normativa vigente, in particolare della Convenzione di Istanbul, della legge antiviolenza del 2013 e del comma 16 della legge 107/2015.

"Chiediamo l’applicazione delle disposizioni esistenti, ma non pienamente attuate, sulla formazione dei docenti e sull’educazione al rispetto delle differenze e alla lotta agli stereotipi di genere. Proponiamo, accanto all’obbligatorietà dell’educazione al rispetto, l’inserimento di studi di genere tra i 60 crediti formativi per diventare docenti, convinte che il cambiamento culturale nella prevenzione della violenza debba attraversare tutte le discipline ed essere supportato da attività specifiche, come previsto dalle norme approvate. Non c’è prevenzione senza formazione”.

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