Anche senza sintomi

Covid: uno studio spiega quali sono i 5 giorni in cui siamo più contagiosi

La ricerca su Jama Internal Medicine spiega che le persone infette sono più contagiose due giorni prima e tre giorni dopo l’esordio dei sintomi.

Covid: uno studio spiega quali sono i 5 giorni in cui siamo più contagiosi
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Il timore di essere contagiati: ci facciamo i conti da ormai più di un anno e mezzo. Ma non è l'unica paura. Il Covid-19, infatti, è estremamente pericoloso per i pazienti fragili. Nella cerchia, anche stretta, di conoscenze di ognuno ci sono diverse persone con patologie, oppure di età avanzata, che rischiano maggiormente se esposti al virus.

Una delle domande che la comunità scientifica si pone da tempo - anche in ottica di arginare i contagi - è: quando un paziente Covid ha maggiore probabilità di diffondere il virus? Anche in considerazione degli asintomatici, che rappresentano una variabile ulteriormente pericolosa in termini di contagi. Spesso, insomma, le persone infette sono inconsapevolmente responsabili della diffusione del virus: nella maggior parte dei casi, infatti i sintomi non si manifestano immediatamente dopo il contagio. Sul tema ha cercato di fare chiarezza un vasto studio pubblicato su Jama Internal Medicine e condotto da Leonardo Martinez, ricercatore della Boston University School of Public Health (BUSPH) che ha indicato quali sarebbero i giorni "più pericolosi".

Covid: quando siamo più contagiosi?

Con la Sars è stato molto più semplice bloccare la trasmissione in quanto solo chi manifestava sintomi era contagioso. Sappiamo che con Sars CoV-2 è ben più complicato in quanto i sintomi emergono dopo ore o addirittura giorni. Lo studio pubblicato su Jama Internal Medicine ha messo in luce che le persone infette dal virus sono più contagiose due giorni prima e tre giorni dopo l’esordio dei sintomi.

E' inoltre stato scoperto che gli individui infetti avevano maggiori probabilità di essere asintomatici se erano stati contagiati da un caso primario (la prima persona infetta di un focolaio) anch’esso asintomatico.

Il campione su cui si basa lo studio

I ricercatori hanno lavorato su un vasto campione di individui: 9.000 contatti stretti di un gruppo di 730 pazienti indice contagiati nella provincia cinese di Zhejiang da gennaio 2020 ad agosto 2020, monitorandoli costantemente. E' emerso che in gran parte i contagi si verificavano quando il contatto con la persona infettata avveniva poco prima o subito dopo la comparsa in quest’ultimo di sintomi riconoscibili. Tra i casi primari l’89% ha sviluppato sintomi lievi o moderati, l’11% era asintomatico e nessuno ha sviluppato sintomi gravi.

I familiari e i colleghi dei casi primari hanno avuto tassi di infezione più elevati rispetto agli altri contatti stretti. E i contatti stretti avevano maggiori probabilità di contrarre il Covid-19 dall’individuo infetto primario quando erano esposti poco prima e poco dopo l’esordio dei sintomi.

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