Omaggio a Sergio Ramelli e saluto romano, il sindaco: "Una vergogna che dovrebbe suscitare sdegno"
La dichiarazione del Primo Cittadino condanna quanto accaduto nella giornata di sabato

La dichiarazione del sindaco di Lodi, Andrea Furegato, non tarda ad arrivare dopo la commemorazione a Sergio Ramelli, tenutasi sabato 3 maggio 2025 all'interno del cimitero Maggiori di Lodi. Durante la quale i presenti, su ordine di Ettore Sanzanni, hanno risposto alla chiamata "Camerata Sergio Ramelli" con il saluto romano.
"Una vergogna che dovrebbe suscitare lo sdegno e la presa di distanze di tutte le forze politiche e civiche."
Saluto romano al cimitero di Lodi
I militanti di estrema destra hanno presenziato davanti alla tomba della famiglia Ramelli, dove da ormai 50 anni riposa il giovane militante del Fronte della Gioventù assassinato nel 1975 da militanti della sinistra extraparlamentare a colpi di chiave inglese.
Tra tricolore, corona d'alloro e striscione che riportava la scritta "Sergio Ramelli, presente", i militanti disposti rigorosamente in fila per quattro hanno risposto alla chiamata "Camerata Sergio Ramelli" con il braccio destro teso.
La dichiarazione del sindaco di Lodi
Al corteo hanno preso parte anche esponenti politici, come Gianmario Invernizzi, che però non hanno risposto alla chiamata di Sanzanni, della Rete dei Patrioti.
Il sindaco di Lodi, Andrea Furegato, condanna quanto accaduto negli ultimi giorni, invitando la comunità, politici e no, a riflettere:
"I saluti romani a cui si è assistito al Cimitero Maggiore sono una vergogna che dovrebbe suscitare lo sdegno e la presa di distanze di tutte le forze politiche e civiche. Purtroppo, sulla vicenda di Sergio Ramelli si reiterano accuse nei confronti di un centrosinistra che non vorrebbe riconoscere una vittima innocente di una stagione buia del nostro paese: ovviamente non è così, mentre non si vuole guardare al cuore del problema, ovvero che il centrodestra, locale e nazionale, non apre alcune riflessione reale sulla strumentalizzazione che ne viene fatta e che anzi contribuisce ad alimentare.

Come Amministrazione, tenendo conto delle sensibilità diverse che ci sono, peraltro sempre più comprensibili guardando ai fatti di sabato e avvenuti a Milano il 29 aprile, abbiamo partecipato alla commemorazione di taglio istituzionale, dimostrando la volontà di guardare alle vittime al di là degli orientamenti politici, ma appunto il ricordo di Sergio Ramelli non può essere usato dalla destra per ribaltare le ragioni e i torti della storia italiana. Una storia che dice chiaramente che la Repubblica italiana è nata grazie all'esperienza resistenziale e alla Liberazione dal nazifascismo. E che le istituzioni democratiche, che hanno affrontato anche le minacce della lotta armata di sinistra e in particolare delle bombe dell'eversione nera di destra, sono fondate sull'antifascismo.
Una qualsiasi forma di pacificazione ha come premessa l'affermazione e il riconoscimento di questi principi da parte di tutti. Altrimenti è solo il tentativo di revisionare una storia che invece ha registrato fatti ben precisi, e per nostra fortuna vincitori, gli antifascisti che hanno costruito la democrazia italiana e restituito la libertà perduta al nostro paese, e sconfitti, i fascisti che, tra le varie colpe di cui si sono macchiati, hanno guidato la tirannia, stretto l'alleanza criminale con il regime nazista e gettato l'Italia nella tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Nulla di ciò potrà essere mai cancellato e continueremo a operare per questo."