Troppe incognite

Dal 7 gennaio riapriranno davvero bar, palestre, ristoranti, negozi e scuole?

Il comitato tecnico scientifico frena. Ricciardi tranciante: "Così, fra due settimane, arriva la terza ondata".

Dal 7 gennaio riapriranno davvero bar, palestre, ristoranti, negozi e scuole?
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Teorie contro pratica. Tecnicamente allo scadere del Decreto di Natale, il 6 gennaio 2021, è previsto che le Regioni tornino alla fascia di colore assegnata prima del lockdown natalizio, ovvero tutte gialle, tranne l'Abruzzo arancione. Sempre in linea teorica, dal 7 gennaio, via libera anche al rientro a scuola e riaperture per bar e ristoranti. Nel concreto c'è un dato che fa paura e impone nuove riflessioni: l'indice di contagio cala troppo lentamente e in alcune Regioni risulta essere preoccupante. E così, alla vigilia della ripartenza, ci si chiede quali saranno realmente gli scenari a cui si andrà incontro.

Bar, palestre, ristoranti, negozi e scuole: cosa è previsto

Il 7 gennaio decade il Decreto Natale, mentre il 15 dello stesso mese scade il Dpcm che imponeva numerose limitazioni, come la chiusura dopo le 18 di bar e ristoranti. In linea teorica, quindi, dal 7 gennaio ripartirebbe la scuola in presenza anche al liceo (sia pur al 50 per cento). Secondo quanto disposto nello stesso giorno è prevista anche la riapertura di negozi (si torna all’orario di chiusura tra le 19,30 e le 20), bar e i ristoranti fino alle 18: con l’obbligo di sedere al massimo in quattro al tavolo e di indossare la mascherina quando non si sta seduti. Non è invece prevista al momento la riapertura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi. Salta invece la prevista riapertura delle piste per il 7 gennaio, rinviata dopo il parere del Comitato tecnico scientifico al 18. Per quello che riguarda palestre e piscine è in corso una valutazione del ministero dello Sport e del Cts per la riapertura dopo il 15, con regole che garantiscano soltanto le lezioni individuali. Non si escludono - considerando le crescenti preoccupazioni espresse dal comitato tecnico scientifico a fronte della lenta decrescita (se non lieve risalita in alcune Regioni) della curva di contagio - nuove restrizioni che portino allo sfumare di queste riaperture.

Ancora molte incognite

Le incognite maggiori riguardano tre Regioni: Calabria, Liguria, Veneto, Basilicata, Lombardia e Puglia, dove l’indice di trasmissione Rt è sopra, pari o pericolosamente vicino a 1. Il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia si è espresso sul tema:

Dobbiamo evitare quanto sta accadendo in altri Paesi, penso al Regno Unito, dove è cominciata la campagna vaccinale ma gli ospedali sono in ginocchio. Da noi i divieti di questi giorni hanno consentito di contenere i numeri, ma la situazione è ancora molto complessa. Servono pazienza e rigore.

Non si esclude quindi che una parte del Paese, dopo il 6 gennaio, potrebbe finire nuovamente in zona rossa o arancione. Il rischio più concreto, al momento, secondo l'ultimo report Iss,  lo corrono Veneto, Liguria e Calabria. Inoltre, il report del 30 dicembre, indica diverse criticità: in particolare, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Piemonte, Provincia autonoma di Trento ed Emilia Romagna hanno una probabilità superiore del 50% di superare la soglia critica di occupazione dei posti letto in area medica in 30 giorni, mentre per Lombardia, Trento e Veneto lo stesso discorso vale per le terapie intensive.

Invito alla cautela e ipotesi terza ondata

Il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, invita alla cautela sottolineando che l'andamento dell'Rt sta di nuovo risalendo e il numero dei nuovi positivi rimane elevato. Per evitare che la curva riparta bisogna adottare con rigore e sistematicamente le misure di prevenzione che ormai gli italiani conoscono: mascherina, distanziamento, igiene delle mani, no assoluto agli assembramenti. Più tranciante Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica e direttore scientifico degli Istituti Maugeri, nonché consulente del ministro della Salute Roberto Speranza che afferma che si sta preparando una terza ondata, che potrebbe arrivare “entro due settimane”. Per questo motivo, secondo l'esperto, le misure attuali risultano inefficienti e si renderebbe necessario rivedere disposizioni e aperture. In questo scenario pare irrealistico credere che si riaprirà ovunque secondo quanto disposto dai decreti in scadenza.

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