Il punto sulla finanza locale, manovra 2020: quello che c’e’ e quello che manca

Il punto sulla finanza locale, manovra 2020: quello che c’e’ e quello che manca
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Guerra: "Se manca l’ossigeno per i Comuni, cioè la parte corrente, dobbiamo porci il tema di quali siano gli strumenti gusti per un equilibrio del sistema"

“Dall’economia di guerra degli ultimi anni per la finanza locale, siamo passati alla fase, come si direbbe in diritto internazionale, alla fase della ricostruzione, fase ancor più faticosa e lunga che vedrà come protagonisti i Comuni”, così Pierciro Galeone, Direttore di IFEL, ha aperto i lavori del seminario di approfondimento della Fondazione sulla Legge di bilancio 2020. “I due pilastri da cui ricominciare sono – ha dichiarato Galeone – il percorso iniziale dell’autonomia prevista dalla riforma sul federalismo fiscale intercorsa con la legge 42 del 2009, percorso sospeso negli anni di crisi economica per il paese e ora ripresa dalla forte richiesta da parte delle regioni di regionalismo differenziato. Altro pilastro la giusta perequazioni fiscale tra i vari livelli dello stato per non creare iniquità e settori penalizzati. Si riparta inoltre dagli investimenti, i comuni stanno facendo la loro parte”.

“Il contributo al risanamento dei conti pubblici da parte del comparto dei Comuni, come ben sappiamo, è stato negli ultimi 10 anni sproporzionato rispetto agli altri livelli di governo. Con questa legge di bilancio e con gli ultimi provvedimenti del Governo finalmente qualcosa sta ripartendo”, così Veronica Nicotra, Segretario Generale ANCI nella relazione introduttiva al seminario. “Sicuramente una delle questioni che sono state risolte – ha dichiarato Veronica Nicotra – con gli ultimi provvedimenti è sicuramente l’aggiornamento delle indennità agli amministratori dei Comuni sino a 3 mila abitanti. Con il Ministero stiamo lavorando ad un decreto con un fondo a carico del Bilancio statale di 10 milioni di euro, non a carico degli enti interessati. Inoltre, è stato risolto il tema delle graduatorie, dei vincoli temporali e superamento delle regole previste dal Dl crescita, con il 100 per cento del superamento del turn over e ANCI sta lavorando con il Ministero per risolvere le criticità intercorse facendo slittare la pubblicazione del decreto attuativo al 20 aprile, preceduto da una circolare interpretativa che aiuti i Comuni che hanno resti assunzionali entro metà febbraio”.
Al netto delle risorse finanziarie, i comuni hanno seri problemi di carenze di risorse umane nell’espletamento dei concorsi e delle procedure burocratiche delle nuove assunzioni. Perso il 20% dei dipendenti dei Comuni che vanno ripristinati.
“Non meno importante come tema aperto – ricorda il Segretario Generale dell’ANCI – è quello legato al debito degli Enti locali. La situazione iniqua ha generato un peso insostenibile dei tassi di interesse che, in base a valori di mercato, non trovavano più corrispondenza. Con un tavolo di confronto che ANCI ha chiesto con il Mef elaboreremo un DPCM, sede appropriata per regolamentare, e il recupero in prospettiva sarà di un miliardo a favore del comparto. Per l’importanza che riveste, l’ingaggio tecnico e politico anche di CDP sarà fondamentale per costruire un percorso condiviso”. Il Segretario generale dell’ANCI ha anche ricordato che per i Comuni per i prossimi 15 anni sono previsti più di 35 mld di euro in investimenti, tra gli 8 e 9 mld di euro nei prossimi cinque anni.

“La stagione dei tagli nominali è terminata nel 2015 e lascia ai Comuni una pesante eredità in termini di sofferenza finanziaria di parte corrente”, fa il punto nella sua relazione Andrea Ferri, Responsabile del Dipartimento finanza locale Anci/Ifel. “Si ricorda che il totale della manovra 2011-1018 è stata pari a 12.443 milioni di euro, di cui tagli alle risorse pari a 8.737 milioni di euro e 3.706 milioni di euro derivanti dal patto di stabilità e Fondo crediti di ubbia esigibilità. La stretta di parte corrente continua però con gli accantonamenti al FCDE nel bilancio di previsione, destinati a crescere per diverse centinaia di milioni annui da qui fino al 2021”.
Andrea Ferri ha ricordato che per quanto concerne il FCDE accantonato nel bilancio di previsione, le città grandi e medie e gli enti del Centro-Sud nel 2018 hanno sopportato il peso maggiore della stretta dovuta al FCDE, andamento asimmetrico tra il nord e il sud in termini territoriali e dimensionali. La mediana, intorno al 3% delle entrate correnti a livello nazionale, raddoppia nelle situazioni di maggior impatto. Il 20% dei Comuni con impatto maggiore registrano sempre nel 2018 un FCDE pro capite per 114 euro, a fronte dei 34 euro/ab. degli altri enti.
“FCDE non rallenta – ha ricordato Ferri – se non per gli enti in regola con i pagamenti, ma nel ciclo naturale delle entrate comunali, come strumento fortemente innovativo ma si può ridurre sulla base delle riscossioni in corso d’anno, anche da residui, in rapporto al miglioramento della riscossione, inoltre è un’apertura nella direzione che abbiamo più volte sostenuto in Arconet, coerente con i nuovi schemi di verifica degli equilibri, per enti che vivono di entrate proprie più di ogni altro comparto della PA”.

“Non rinnego l’importanza e il ruolo dello strumento del FCDE, ma questo strumento purtroppo è cresciuto in un contesto non positivo per gli Enti locali, tra il blocco delle leva fiscale e dei tagli ai trasferimenti” è quanto dichiarato da Mauro Guerra, Sindaco di Tremezzina e Presidente di ANCI Lombardia nella tavola rotonda – Se manca l’ossigeno per i Comuni, cioè la parte corrente, dobbiamo porci il tema di quali siano gli strumenti gusti per un equilibrio del sistema, che siano anche compatibili con lo stesso sistema. La ripresa dello stesso sistema necessità con situazioni di cambiamento dove non ci siano solo indicatori economici che costruiscono percorsi di cambiamento anche culturale. Siamo fuori dalle emergenze e circolano maggiori risorse ma dobbiamo necessariamente tornare ad imparare a programmare gli investimenti, anche in modo pluriennale e con una visione precisa del futuro, per esercitare noi prima di tutti la nostra autonomia. Non ultimo il tema della perequazione come tutela delle fragilità tra i singoli comuni in vista di un regionalismo differenziato imminente”.

“L’inversione di tendenza in senso positivo, dopo anni di tagli a carico dei comuni, è abbastanza chiara. La cartella clinica dei municipi tuttavia documenta ancora i gravi i postumi di una stagione che ha fiaccato duramente il sistema delle autonomie. A questo si aggiunga la precarietà del quadro regolatorio in cui i sindaci si trovano ad operare. In aggiunta alle regole di finanza in continuo divenire, infatti, nei municipi si devono fronteggiare anche sentenze della Corte Costituzionale, della Corte dei Conti e della Corte di Giustizia Europea che minano i già tortuosi percorsi dei bilanci comunali. Se il peggio è passato, in definitiva, prima che il sole torni a far risplendere l’art. 5 della Costituzione Italiana dovremo aspettare ancora parecchio”. Così il Presidente IFEL Guido Castelli in chiusura facendo riferimento alla recente sentenza della Corte di giustizia Europe che ha condannato l’Italia sui ritardi nei pagamenti della PA, sentenza che avrà ricaduta diretta nelle casse dei Comuni e per cui, durante la tavola rotonda di IFEL i rappresentanti parlamentari hanno parlato di iniziative legislative da intraprendere nel Milleproroghe all’esame della Camera dei Deputati in queste ore.

 

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